
“In Italia la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 30% (18.136.663 individui), in aumento rispetto all’anno precedente”. È uno dei dati contenuti nel “Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia” diffuso oggi dall’Istat. In Europa, la povertà si mantiene stabile nel 2016 rispetto al 2015, con un’incidenza pari al 23,5% della popolazione (118 milioni di individui a rischio di povertà o esclusione sociale). Per l’Italia, l’obiettivo di Europa 2020 rimane quindi molto lontano. “La povertà di reddito riguarda il 20,6% della popolazione (in aumento rispetto al 19,9% del 2015), la grave deprivazione materiale il 12,1% (dall’11,5%) mentre la quota di chi vive in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa è del 12,8% (dall’11,7% del 2015)”. Nel rapporto si evidenziano anche le ampie disparità regionali. Nel Mezzogiorno è a rischio di povertà o esclusione sociale quasi la metà degli individui (46,9%) contro uno ogni cinque del Nord (19,4%). Nel 2017, si stima siano 5 milioni e 58mila gli individui in povertà assoluta (8,4% della popolazione). Le condizioni dei minori rimangono critiche: l’incidenza di povertà assoluta tra di essi è pari al 12,1%; in peggioramento la condizione di giovani, adulti e anziani.
Dal 2008, è aumentata la disuguaglianza del reddito disponibile per gli italiani, che ha toccato il valore minimo (5,2) nel 2007 e quello massimo (6,3) nel 2015. Nel 2016 con il 19,1% del reddito disponibile per il 40% più povero della popolazione, l’Italia si pone al di sotto della media europea che, a sua volta, è diminuita nel tempo, passando dal 21,1% del 2011 al 20,9% del 2016.