Incontro Bari: Aiuto alla Chiesa che soffre, “certi che non mancheranno preziosi frutti per la pace in Medio Oriente”

Nizar Al Bitar

“Aiuto alla Chiesa che soffre si unisce in preghiera con il Santo Padre e con i Patriarchi impegnati domani nell’incontro ecumenico di Bari. Siamo certi che non mancheranno preziosi frutti per la pace in Medio Oriente, come non sono mancati a seguito di analoghe iniziative del Pontefice”. Lo dichiarano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, presidente e direttore di Acs Italia, alla vigilia dell’incontro di preghiera che si terrà domani a Bari.
Aiuto alla Chiesa che Soffre è la più importante organizzazione di carità operante in Medio Oriente, dove dal 2011 ad oggi ha realizzato progetti per i cristiani perseguitati per oltre 75 milioni di euro. Particolarmente rilevante è l’intervento in Iraq e Siria, dove negli ultimi sette anni sono stati donati rispettivamente oltre 35 milioni e 700mila euro e più di 21 milioni e 700mila euro. La Fondazione pontificia garantisce il proprio sostegno alle differenti comunità cristiane – non soltanto cattoliche -, proprio all’insegna del tratto ecumenico. “Il Santo Padre ha più volte utilizzato l’espressione ‘ecumenismo del sangue’ – continuano Mantovano e Monteduro – ricordandoci come i persecutori non operano distinzioni tra le diverse confessioni. Anche la nostra azione non opera distinzioni”. Ne è riprova l’impegno di ricostruzione dei villaggi distrutti dallo Stato islamico nella Piana di Ninive, realizzata in collaborazione con le Chiese caldea, siro-cattolica e siro-ortodossa.
“Il piano Acs per la Piana di Ninive ha permesso finora il ritorno di 8.770 famiglie. Si tratta del 45% dei nuclei familiari costretti a fuggire dall’Isis nel 2014”. Anche in Siria, grazie ad Acs, cristiani di diverse confessioni rientreranno in patria, grazie a progetti di ricostruzione come quello promosso assieme alla cattedrale siro-ortodossa Um al Zehnar di Homs. Poche settimane fa è avvenuta una speciale cerimonia durante la quale i 97 proprietari delle abitazioni hanno ricevuto in dono un primo mattone in pietra con su scritto “Gesù è la mia roccia”.
Secondo Mantovano e Monteduro, “la permanenza di comunità cristiane nei territori più esposti a tale minaccia rappresenta un prezioso elemento di stabilizzazione socio-culturale, con ricadute positive anche sull’Europa”.

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