Arte sacra: inaugurata a Monreale la mostra “Ecstasy & Oracles” di Jan Fabre

Si intitola “Ecstasy & Oracles”, la mostra di Jan Fabre inaugurata quest’oggi, alla presenza dell’artista fiammingo, dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi. L’esposizione, ospitata fino al prossimo 4 novembre nel complesso del monastero costruito dal re Guglielmo II, comprendente oltre il Duomo anche il chiostro e alcune sale appartenenti al monastero, si inserisce nel cartellone di eventi di Palermo capitale italiana della cultura 2018. “A Monreale Jan Fabre rappresenta il ciclo continuo di vita, morte e rinascita utilizzando lo scarabeo, animale sacro e simbolo spirituale di morte e resurrezione per moltissime civiltà antiche a partire da quella egiziana, molto spesso al centro delle riflessioni artistiche dell’artista – ha ricordato quest’oggi mons. Pennisi nel suo intervento -. Jan Fabre descrive lo scarabeo come “il più antico computer del mondo”, al quale dovremmo imparare a prestare più ascolto. Lo scarabeo si rigenera e si innalza in volo al contatto con i raggi vivificanti del sole, lucenti come astri”. Una mostra, quella di Fabre, che parla di desiderio di eternità. “Questa mostra – ha proseguito mons. Pennisi – porta a partire dalla vanità di tutte le cose, di cui parla l’Ecclesiaste nella Bibbia, a riflettere sull’eterna questione dell’anelito umano all’immortalità e al costante rinnovamento di se stessi che ne consegue, a partire dai valori spirituali  incarnati nella corporeità”. In esposizione anche nella cappella di san Benedetto la celebre opera “L’uomo che porta la croce” (2015), scultura in bronzo a grandezza naturale, che ritrae l’artista mentre tiene in bilico una croce di quattro metri sul palmo della mano.

“La scultura, – ha spiegato l’arcivescovo di Monreale – prima opera contemporanea acquisita dalla diocesi di Anversa per la sua cattedrale come segno di riconnessione tra arte contemporanea e fede contemporanea, vuole “invitare al dialogo” tra diverse ricerche spirituali e artistiche antiche e moderne e lo fa in un luogo ideale, uno spazio sacro, definito il tempio più bello del mondo, che costituisce un punto di incontro tra la cultura latina e quella orientale”. Le opere dell’artista fiammingo saranno avvolte dalla luce che nel duomo di Monreale è un elemento così caratteristico che la cattedrale è stata ribattezzata “tempio d’oro”. “Auguro che i visitatori di questa mostra – ha concluso mons. Pennisi – possono  aprirsi al dialogo fra varie culture ed espressioni artistiche antiche e contemporanee e farsi trafiggere il cuore dalla bellezza antica e sempre nuova  che  ha cambiato la vita a  S. Agostino”.

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