Pace: da Rondine un “metodo” per risolvere i conflitti in maniera creativa ed efficace

Gestire e superare i conflitti si può. Lo conferma il “Metodo Rondine” sperimentato per 20 anni nel laboratorio di Rondine, nella Cittadella della Pace di Arezzo dove circa 180 ragazzi provenienti da luoghi di guerra (dal Medio Oriente al Caucaso, dall’Africa sub-sahariana al subcontinente Indiano, fino ai Balcani e all’America), per due anni, hanno convissuto con il proprio nemico, imparando ad affrontare il conflitto e a sviluppare relazioni nuove. Il metodo, che parte dalla buona pratica che prevede la decostruzione della figura del nemico e l’articolazione della categoria del conflitto nel quotidiano, è oggi codificato e riconosciuto a livello accademico. Ed è pronto per essere condiviso e applicato sui contesti più vari dal livello interpersonale fino ai contesti bellici o postbellici, come dimostrano i risultati della ricerca “Studio e divulgazione del metodo Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti”, realizzata dalle Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Università degli Studi di Padova con il contributo di Fondazione Vodafone Italia, presentata oggi alla Camera dei Deputati di Roma. “A studiare Rondine e il suo metodo sono state due discipline umanistiche: la psicologia e la filosofia, e non gli algoritmi. Abbiamo voluto osservare l’umano nella sua quotidianità, in un dialogo interdisciplinare di cui abbiamo fortemente bisogno”, ha spiegato Luca Alici, docente all’Università di Perugia e coordinatore della ricerca. Lo studio, ha evidenziato, “ha ribadito una delle necessità più impellenti del nostro tempo, che è quella di dare pensieri e parole ai vissuti, spesso di sofferenza, e alla costruzione della convivenza”. Secondo Alici, infatti, “è fondamentale imparare a dire parole sull’umano e smettere di semplificare la complessità”. “La pace non accade per caso, bisogna avere consapevolezza di cosa significa e cosa vuol dire educare alla pace, in un momento in cui ci sono tensioni a vari livelli, da quelle familiari a quelle istituzionali”, gli ha fatto eco Maria Cristina Ferradini, consigliere delegato della Fondazione Vodafone Italia, per la quale è strategico “mettere a sistema l’esperienza di Rondine e renderla fattore che contribuisce alla pace”.

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