Migranti: Terre des Hommes, “riportarli in Libia è violenza istituzionale inaccettabile”

Terre des Hommes esprime forte preoccupazione per la situazione dei soccorsi nel Mediterraneo e chiede “che venga al più presto chiarito il caso della nave Asso 28, che ha riportato in Libia 108 persone dopo il loro salvataggio, in chiara violazione delle norme internazionali. Al momento non si sa se tra quelle persone ci fossero minori o persone con i requisiti per richiedere la protezione internazionale”. “Riportare in Libia minori, famiglie e adulti è una forma di violenza istituzionale che non può essere accettata – afferma Terre des Hommes, che dal 2011 lavora anche con i minori stranieri non accompagnati – in quanto la Libia, che non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del ’51, ancora ad oggi è considerata porto non sicuro, come gli stessi tribunali italiani hanno stabilito e come si evince dal rapporto Onu Unsmil 2018. Pertanto questo luogo da cui fuggono persone sottoposte a violenze e torture inumane, non può essere lo stesso dove vengono riaccolte con il consenso del nostro Paese”. Terre des Hommes ha raccolto infinite testimonianze di abusi e violenze subite a bambini e ragazzi in territorio libico, durante il loro percorso migratorio per sfuggire da guerre, povertà e discriminazione. “La chiusura dei porti italiani è stato già di per sé un fattore che ha aggravato le condizioni di salute sia fisiche che psichiche delle persone che cercano protezione in Europa – ricorda l’organizzazione umanitaria -, perché, anche dopo difficili salvataggi, sono costrette ad attendere in mare che si dirimano le controversie tra i diversi Paesi europei su chi, dove e quando possa accoglierli”. “Oggi sapere che navi italiane dirigono la propria prua direttamente a Tripoli – sottolinea -, non riconosciuto come approdo sicuro né dal diritto italiano né da quello internazionale, teatro di cruento conflitto alimentato da rivalità contrapposte di tipo territoriale, tribale e di potere, ci pone dinanzi a nuove preoccupazioni”. Terre des Hommes chiede che l’Italia e l’Unione europea tutta tornino a guardare la migrazione come “un fenomeno profondamente umano e non esclusivamente statistico”: “Solo in questo modo si può evitare che il Mar Mediterraneo continui ad essere una zona di morte, di violazione dei diritti fondamentali delle persone nell’indifferenza generale”.

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