“Superare il Centro di accoglienza temporanea di via Sacile, attraverso un progetto complessivo di ripensamento dell’accoglienza delle persone in emergenza abitativa in maniera diffusa sul territorio credo sia una scelta coraggiosa. Dire però che entro l’autunno si chiude il Cat, significa mettersi in moto fin da subito per la programmazione di un nuovo intervento, perché i tempi sono stretti. Serve poi la collaborazione di tutti: ente pubblico, terzo settore, soggetti del territorio, perché ripensare la politica di accoglienza per questa fascia di bisogno significa lavorare su più livelli”: lo afferma don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità, in merito alla proposta fatta oggi dall’assessore politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano Pier Francesco Majorino. “A livello abitativo – prosegue – la soluzione ottimale è quella di avere piccoli centri in muratura, non monoetnici, dove ospitare poche decine di persone e diffusi in tutte le zone della città. Questo, oltre a evitare grandi concentrazioni di persone e la loro ghettizzazione, favorirebbe la presa in carico da parte dei servizi e permetterebbe agli operatori sociali di attivare tutte quelle risorse locali, dalle parrocchie alle associazioni di volontariato o di promozione sociale, che giocano un ruolo cruciale per costruire sinergie positive a beneficio degli ospiti (dai corsi di italiano, al doposcuola per i bambini fino agli inserimenti professionali, solo per fare alcuni esempi) e una maggiore possibilità per loro di interazione e integrazione nel territorio che prosegua nel tempo”. Però gli operatori sociali e il volontariato, precisa don Colmegna, “da soli non bastano. Serve un forte intervento pubblico, affinché famiglie segnate da precarietà abitativa o con alle spalle vissuti di grave emarginazione, non siano abbandonate a se stesse dopo la chiusura del centro, con il rischio che si ricreino altrove situazioni di illegalità e degrado. Ripensare questo modello di accoglienza va quindi nell’interesse di tutti, per garantire coesione e sicurezza per tutti i cittadini”. Don Colmegna invita anche a ripensare “le risorse economiche da destinare ai progetti di accoglienza temporanea”.