
La Bolivia si appresta a festeggiare con particolare solennità, ma anche in un clima di forte tensione sociale e politica la propria festa nazionale. La cerimonia ufficiale, nel 193° anniversario dell’indipendenza, si terrà lunedì 6 agosto nella città di Potosí e la tensione, che rischia di sfociare in episodi di violenza, è dovuta alla situazione politica del Paese, a sei mesi dalle elezioni presidenziali del 2019. Alle elezioni, forte di una sentenza della Corte Costituzionale, intende infatti ripresentarsi l’attuale presidente Evo Morales, nonostante in occasione del referendum del 21 febbraio 2016 la maggioranza dei cittadini si sia espressa contro la ricandidatura. Sulle polemiche di queste giorni è intervenuto ieri attraverso un’intervista all’emittente della Chiesa boliviana Iglesia Viva mons. Ricardo Centellas, presidente della Conferenza episcopale (Ceb) e arcivescovo di Potosí.
“La festa del 6 agosto – afferma mons. Centellas – è un’occasione per riaffermare l’unità che sempre abbiamo potuto sperimentare tra coloro che vivono in Bolivia. Questa unità ci permette di camminare insieme”. Certo, “quello del referendum è un tema molto delicato, perché tutti sappiamo in occasione del referendum si è registrata una vittoria, ma il margine è stato molto ristretto” e tale risultato, di conseguenza giustifica il fatto che si sia “ chi prende una posizione e qualcun altro una diversa”. Ma la cosa fondamentale, insiste il presidente della Ceb, “è che regni lo spirito di dialogo. Tutti abbiamo diritto a reclamare a quello che è giusto e costituzionale, ma non è motivo per dare vita a scontri e per generare violenza”. Piuttosto, prosegue mons. Centellas, che ha più volte nei mesi scorsi invitato Morales ha rispettare l’esito del referendum, questa è “ un’occasione per trovare spazi di dialogo e per far vedere che realmente in Bolivia bisogna rispettare la Costituzione”. Infatti, “una società non si costruisce su chi ha più potere, ma sullo Stato di diritto”, ed è “giusto esprimere la nostra idea, ma senza ricorrere alla violenza”. Conclude mons. Centellas: “Seminiamo l’unità e non la divisione”.