
Oggi “la vera domanda dinanzi al creato è censurata: siamo padroni della natura o non siamo piuttosto parte della più ampia famiglia da rispettare? Le foreste pluviali ci appartengono sul serio e quindi possiamo decidere di disboscarle e di bruciarle oppure rappresentano la dimora di innumerevoli piante ed animali, una porzione di quella terra a cui noi apparteniamo?”: sono questi gli interrogativi posti dal vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, aprendo oggi, ad Amatrice, i lavori della prima edizione del Forum delle Comunità Laudato si’, progetto promosso dalla diocesi di Rieti e da Slow Food. Al centro dei lavori l’inquinamento causato dall’uso e dall’abuso di plastica e le buone pratiche per arrestarlo. A costituire l’uomo “padrone e possessore” della natura sono la scienza e la tecnica, ha spiegato mons. Pompili, richiamando quella concezione singolare, nata all’inizio del mondo moderno, “in cui Dio è pensato senza il mondo” e l’uomo concepito come “signore e padrone della terra per il sapere di cui è capace, perché il sapere è potere”. Il vescovo di Rieti ha invocato un altro approccio che attiene al rapporto tra l’uomo e l’ambiente e che “non sia solo la crescita ma l’equilibrio”. In questa prospettiva, indicata dall’enciclica Laudato si’, si collocano le comunità “Laudato si’” che, in questo ambito, intendono “agire localmente e pensare globalmente”. “Essere ad Amatrice – ha concluso mons. Pompili – non è un dettaglio. Questa terra splendida e ferita porta in sé le tracce di un equilibrio mancato che ora dovrà essere pazientemente rigenerato. Siamo dentro un ordine che ci precede e ci ospita”.
- foto SIR/Marco Calvarese
- foto SIR/Marco Calvarese