Brasile: verso le elezioni presidenziali. Il vescovo Werlang (Cnbb), frammentazione “vergognosa” e processo “antidemocratico” per la scelta dei candidati

Il Brasile va verso le elezioni presidenziali del 7 ottobre in un clima di grande confusione e frammentazione. I 35 partiti registrati al Tribunale supremo elettorale, in un periodo che va dal 20 luglio fino al prossimo 5 agosto, stanno tenendo le proprie “convention” per la scelta dei candidati alla presidenza e alla vicepresidenza della Repubblica e per gli incarichi di governatore, vice-governatore, senatore e deputato (federale, statale o di distretto). Sono attualmente 17 coloro che hanno presentato la propria pre-candidatura. Tra questi l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva (ancora agli arresti ma in testa ai sondaggi, nonostante non si sappia ancora se gli sarà consentito di candidarsi), il candidato dell’ultradestra Jair Bolsonaro e l’ambientalista evangelica Marina Silva.
Sull’attuale situazione, arriva sul sito della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) il duro giudizio di dom Guilherme Werlang, vescovo di Lages (Santa Catarina) e presidente della Commissione di azione sociale “trasformadora” della Cnbb. A proposito dell’attuale frammentazione, il vescovo parla di situazione “vergognosa” e “dannosa per il Brasile”. Secondo il presule il grande numero di partiti porterà necessariamente a coalizioni, in un contesto, però, di poca chiarezza, in quanto “i piccoli partiti non hanno ideologie chiare” ed esistono solo per fungere da moneta di scambio.
Dom Werlanf considera “antidemocratico” il processo che porta alla definizione dei candidati e ricorda che due anni fa la Cnbb, in base al contributo di cinquanta esperti, aveva proposto concretamente che il popolo brasiliano potesse partecipare dal basso alla scelta dei candidati. Invece “i capi fazione, proprietari dei partiti, ci impongono i loro interessi e i candidati che desiderano, senza farci uscire da questa corruzione e dal vuoto di potere che esistono in Brasile”.

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