
A Roma le famiglie rom di Camping River “vengono colpevolizzate per il fallimento del Piano rom e per questo rese vittime di sgombero forzato”. È la denuncia dell’Associazione 21 luglio, che lancia oggi un appello di mobilitazione on line con una lettera alla sindaca Virginia Raggi, in risposta all’ordinanza n.122 del 13 luglio 2018 che dispone lo sgombero dell’insediamento rom di Camping River, abitato da 350 persone. Nell’ordinanza la sindaca ha ordinato “l’allontanamento dall’area […] di tutte le persone presenti, a qualsiasi titolo, entro il termine perentorio di quarantotto (48) ore dalla notifica della presente ordinanza, per scongiurare i rischi sulla loro salute”. Con Deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017, l’Amministrazione Capitolina aveva deciso, a partire dal 1° luglio 2017, di estendere le misure previste dal “Piano rom” anche all’insediamento di Camping River, uno dei 7 “villaggi attrezzati” della capitale. “A seguito delle indagini patrimoniali condotte dalla guarda di Finanza, la quasi totalità delle famiglie presenti nel campo sono risultate indigenti, e quindi beneficiarie delle azioni del Piano – informa l’Associazione 21 luglio -. Per accedere al sostegno economico previsto – un contributo massimo di 800 euro al mese in 2 anni – l’Amministrazione chiedeva alle famiglie uno dei seguenti documenti: un contratto preliminare di locazione di immobile per civile abitazione, un contratto di locazione di immobile di civile abitazione o un contratto di prenotazione di struttura ricettiva. Considerata però l’assenza di reddito, tutti i nuclei familiari si sono ritrovati nell’impossibilità oggettiva di produrre la documentazione richiesta”. Così, spiegano, “dal 1° ottobre, al termine della convenzione con l’ente gestore, lo spazio è passato dall’essere considerato un ‘villaggio attrezzato’ ad un’area privata occupata”. Secondo l’associazione “dalla primavera 2018 l’atteggiamento dell’amministrazione capitolina è profondamente cambiato e ha avviato una serie di azioni di pressione sugli abitanti del Camping River”, tra cui “un presidio permanente delle Forze dell’ordine all’ingresso”, “la distruzione di 50 moduli abitativi di proprietà dell’Amministrazione Comunale, obbligando gli abitanti a collocarsi in tende o in rifugi provvisori interni”, la sospensione del “funzionamento degli impianti idrici”. L’Associazione 21 luglio lancia inoltre l’allarme per “la deriva sicuritaria presa dall’amministrazione capitolina, soprattutto dopo la nomina del nuovo governo nazionale, che colpisce le categorie più fragili”.