Nel 2017 ai Centri pubblici per l’impiego (Cpi) “si è rivolto in media circa un quarto delle persone in cerca di lavoro (24,2%). Il ricorso ai Cpi è cresciuto durante la crisi (fino a toccare il 31,6% nel 2012), per poi ridiscendere negli anni successivi”. Lo ha reso noto il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione alla Commissione Lavoro e previdenza sociale del Senato per l’Indagine conoscitiva sul funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego in Italia e all’estero. “I contatti – ha spiegato Alleva – sono relativamente più frequenti nelle regioni del Nord (30,3% delle persone in cerca rispetto al 19,2% del Mezzogiorno), fra gli uomini (25,4% rispetto al 22,7% delle donne) e nelle fasce di età superiore ai 50 anni (26,2% rispetto al 23,3% dei giovani fra i 15 e i 34 anni)”. Come ha notato il presidente dell’Istat, “si rivolgono ai Cpi soprattutto le persone con titolo di studio intermedio: la quota è pari al 25% fra i diplomati rispetto al 21,7% delle persone con almeno la laurea”.
“Le differenze territoriali – ha aggiunto – si ampliano significativamente quando si esamina il ricorso alle Agenzie di intermediazione diverse dai Cpi. Sul totale delle persone alla ricerca di un lavoro, la quota di chi afferma di essersi rivolto a un’Agenzia di questo tipo nel corso del 2017 è pari al 15,5%. Tale percentuale va dal 29,2% del Nord, al 14,1 del Centro fino al 7,9 nel Mezzogiorno”.