Istruzione: Cnel, “investimenti ancora al di sotto della media europea”. “Stasi” per quelli in Ricerca & sviluppo

L’Italia si colloca ancora di circa il 20% al di sotto della media europea (5% del Pil) per investimenti in istruzione. Questo uno dei dati contenuti nella “Relazione annuale sulla qualità dei servizi offerti dalle PA centrali e locali a imprese e cittadini” relativa all’anno 2017 che il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) presenta questa mattina alla Camera dei deputati. Nel comparto istruzione, spiega il Cnel, “i risultati indicano che il settore è molto attivo nell’ambito della valutazione e del miglioramento continuo, con importanti innovazioni di sistema, i cui effetti in termini di outcome per bambini e studenti saranno peraltro più evidenti negli anni futuri”. In riferimento agli obiettivi dell’Agenda 2030, la Relazione riporta quanto affermato in un rapporto Ocse evidenziando che “l’Italia attualmente è intrappolata in un equilibrio di basse competenze – una situazione nella quale il basso livello di competenze disponibili si accompagna a una bassa domanda da parte delle aziende”. “In Italia, le aziende di tipo famigliare sono oltre l’85% del totale e offrono circa il 70% dell’occupazione”, sottolinea il Cnel, rilevando che “gli amministratori di queste aziende spesso non hanno le competenze necessarie per adottare e gestire nuove tecnologie complesse”. “Il divario nelle competenze – prosegue la Relazione – è diffuso in Italia. Circa il 6% dei lavoratori in Italia ha bassi livelli di competenze e il 21% ha basse qualifiche”. “L’equilibrio al ribasso potrebbe generare conseguenze negative per il futuro dei giovani e già molti di loro sembrano disinvestire in formazione superiore, in favore di lavori poco remunerativi ma che richiedono competenze inferiori”. Rispetto al comparto Università e Ricerca, “l’ultimo rapporto Anvur disponibile evidenzia luci e ombre: tra le prime, l’arresto del calo di immatricolazioni e l’ottima produttività della ricerca italiana; tra le seconde, il perdurante divario Nord-Sud nella qualità degli atenei in termini di ricerca e di didattica e una stasi degli investimenti in Ricerca & sviluppo in Italia, di molto inferiori ai livelli europei”.

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