“L’amore ci sospinge, mentre la paura ci paralizza. E la paura si materializza in diverse forme: paura dell’altro vicino, paura dello straniero, ma anche paura di gridare e denunciare le grandi ingiustizie di cui possiamo essere vittime noi o gli altri, che paralizzano la nostra città e il nostro territorio, impoverendole sempre di più”. Lo ha detto ieri sera monsignor Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, a conclusione dei festeggiamenti cittadini in onore di san Francesco di Paola. “In questi tempi è bene ricordare che san Francesco è patrono della gente di mare. È stato Pio XII a volerlo tale, ricordando quel fatto prodigioso avvenuto sullo stretto di Messina – ha detto il presule –. Potrebbe essere un’immagine appropriata per questi nostri giorni in cui abbiamo tanta paura della gente del mare”, la certezza del vescovo lametino. Invece, “scegliere l’amore significa sconfiggere e mettere da parte ogni paura, ogni odio e ogni egoismo che non ci fa riconoscere i nostri fratelli e le nostre sorelle, vicini e lontani”. Riferendosi in particolare alla realtà di S. Eufemia, mons. Cantafora ha detto di “essere contento di vedere come la comunità sia in grado di entrare in dialogo con il territorio e si stia facendo interprete del bisogno diffuso di non far piombare Sant’Eufemia in un degrado sociale e umano”. Per il vescovo, “più è l’amore a farci avvicinare al prossimo, più la nostra comunità umana può crescere nel dialogo abbandonando la competizione e l’indifferenza, collaborando e non intralciandosi, costruendo città e prosperità a vantaggio non di pochi ma di tutti. Solo così ci sentiamo operatori del bene comune”.