“L’America è in missione”. Lo afferma il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, in un’intervista a “L’Osservatore Romano” in edicola da questo pomeriggio con la data di domani, 19 luglio. Filoni è appena rientrato dal quinto Congresso missionario americano (CAM5) che si è svolto dall’11 al 14 luglio in Bolivia, al quale ha partecipato in qualità di inviato speciale di Papa Francesco, e parla di una Chiesa in cammino, consapevole di se stessa e in dialogo con il mondo. Fra i temi che la Chiesa del continente si trova a fronteggiare, riferisce, “la grande crisi della famiglia”, la violenza e “il disprezzo della vita”, la “violazione dei diritti umani”, la piaga degli abusi, ma anche “la mancanza di giustizia, la poca solidarietà, lo sfruttamento della terra e dei popoli indigeni, la violenza sulle donne e i bambini, la secolarizzazione, il relativismo, le migrazioni”.
Nella bozza che anticipa il documento finale vengono enumerate 11 proposte operative. Tra queste, Filoni si dice soddisfatto che “sia stata riproposta la centralità di Cristo e del suo messaggio nella missionarietà” e che sia stata ribadita l’importanza della “uscita verso le periferie” perché l’America “è piena di periferie, di tipo reale, sociale come quelle delle città, ma anche umane, di popolazioni costrette a una marginalità produttiva e sociale”. Terzo elemento “la responsabilità che le Chiese hanno di se stesse”. Oggi, spiega, “alcune Chiese nel continente americano, di fronte alla povertà di clero, di religiosi, di risorse, non chiedono più aiuto all’occidente europeo, ma se ne fanno carico come diocesi”. Alcuni episcopati “inviano sacerdoti, consacrati, suore, ma anche laici per supplire alle situazioni di maggiore difficoltà” come l’Amazzonia. Questa, conclude, “è una coscienza missionaria importante. Significa che anche nelle Americhe sta crescendo la corresponsabilità reciproca fra le Chiese”.