“La Chiesa nelle Filippine vive oggi delle difficili relazioni con il governo, ma riesce a mantenere una posizione bilanciata, cercando punti di incontro senza tuttavia negare le criticità”. Così il missionario italiano del Pime, padre Sebastiano D’Ambra descrive ad Aiuto alla Chiesa che soffre gli attuali rapporti tra la Chiesa locale e il governo di Manila, incrinatisi in particolar modo negli ultimi giorni dopo alcune dichiarazioni del presidente Rodrigo Duterte sulla “stupidità di Dio”. A partire dal 17 luglio, i vescovi delle Filippine hanno indetto tre giorni di preghiera e di digiuno come riparazione per quanti hanno commesso blasfemia; ovviamente non hanno fatto il nome del presidente ma è facile cogliere il riferimento. Durante una visita alla sede di Acs-Italia, padre D’Ambra, da oltre quarant’anni impegnato nella promozione del dialogo interreligioso nell’isola a maggioranza islamica di Mindanao, ha parlato dell’attuale situazione nella regione e in particolare nella città di Marawi, assediata per cinque mesi nel 2017 da gruppi affiliati ad Isis quali il Maute e l’Abu Sayyaf. Nonostante l’esercito abbia liberato l’area, afferma, a Mindanao permangano “cellule silenziose” di gruppi islamisti. Il missionario porta avanti il suo impegno nella promozione del dialogo interreligioso attraverso il movimento Silsilah, da lui fondato nel 1984. Nei giorni scorsi è stato nominato responsabile per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale nazionale – ruolo che già aveva ricoperto – in vista dell’anno del dialogo interreligioso, indetto per il 2020, prima del 500° dell’arrivo del cattolicesimo nelle Filippine che sarà celebrato nel 2021. “Mi impegnerò – assicura – affinché quest’anno diventi significativo per i fedeli di tutte le religioni, e per ricordare a tutti che la Chiesa è una madre comune che comunica amore nel rispetto di tutte le differenze”.