
“La situazione del Paese è sempre più grave. La maggior parte della popolazione non ha i mezzi per far fronte alla mostruosa iper-inflazione. La qualità della vita dei venezuelani, già fortemente precaria, si deteriora di giorno in giorno”. Arriva forte e accorata la denuncia dei vescovi venezuelani, che al termine della loro assemblea plenaria rivolgono al Paese l’esortazione pastorale “Non temere, perché io sono con sono con te”. Nel testo, anticipato al Sir, si definisce la situazione che sta vivendo il Venezuela “una grande tribolazione” e si spiega che “ai gravi problemi che abbiamo ripetutamente messo in rilievo nelle nostre esortazioni e comunicati, relativi alle aree dell’alimentazione, della salute, dei servizi pubblici (acqua, elettricità, comunicazioni e viabilità), della sicurezza personale, del posto di lavoro e del reddito, si sommano ora i problemi della circolazione del denaro e del trasporto pubblico. In quest’ultimo caso, essendo evidente la scomparsa repentina del parco macchine, l’uso improvvisato di mezzi di trasporto senza controllo e criteri di sicurezza è diventato occasione di tragedie in distinti punti del Paese, con perdite di vite umane e grande dolore per numerose famiglie!”. Nell’esortazione la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) affronta anzitutto il problema politico: “Il principale responsabile della crisi che stiamo attraversando è il Governo nazionale, per il fatto che antepone il suo progetto politico a qualsiasi altra considerazione, compresa quella umanitaria”. Del resto, “non si può pretendere di risolvere la situazione di un’economia in fallimento con provvedimenti di emergenza come borse della spesa o buoni”. Piuttosto, è necessario mettere al primo posto dell’azione di governo “il cittadino, il venezuelano, l’uomo e le donne concrete e che soffrono e patiscono la situazione attuale”. Ignorare il popolo, pur pretendendo di parlare a suo nome, è tipico “dei regimi totalitari, che finiscono sempre con il disprezzare la dignità della persona umana”.
I vescovi tornano a criticare le elezioni di fine maggio, già definite illegittime, che sono servite solo “per prolungare il mandato dell’attuale presidente”. L’altissima astensione, “inedita in un’elezione presidenziale, è un silenzioso messaggio di rifiuto rivolto a coloro che pretendono di imporre un’ideologia di carattere totalitario, contro il parere della maggioranza della popolazione”. E’ stata così tolta dalle istituzioni attuali “l’elementare libertà di eleggere i suoi governanti in una giusta contesa elettorale, con autorità imparziali, senza frodi e favoritismi”. Tuttavia, secondo la Cev, “è suicida insistere in un cammino di auto-distruzione che si rivolgerà contro i suoi promotori”. Un accenno anche all’opposizione, chiamata a “offrire al popolo alternative di cambiamento e a lavorare con più forza per il suo benessere”.