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Congresso americano missionario: card. Filoni, “fondamentale essere credibili per la testimonianza di vita”

“L’opera missionaria ha anzitutto un cuore, un centro, un nome: Gesù, che, secondo la terminologia ebraica, significa ‘Dio è aiuto’… Nel nome di Gesù c’è tutta la benedizione di Dio per l’umanità”. E’ questo un passaggio dell’omelia del cardinale Fernando Filoni, in occasione della messa di apertura del quinto Congresso americano missionario, iniziato ieri a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) sul tema “America in missione, il Vangelo è gioia!”. Ha proseguito il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, inviato di Papa Francesco al Congresso: “Desidero insistere su questo punto perché sia chiaro che l’opera missionaria è anzitutto opera di benedizione per tutti coloro a cui viene annunciato il nome del Signore. Di questo bisogna esserne consapevoli per escludere che l’opera missionaria non sia filantropia e nemmeno ‘nostre’ opere di buona volontà. Le stesse opere di bene, di educazione, di sostegno, di difesa dei maltrattati, di carità, di giustizia, di preferenza dei poveri, degli emarginati e verso tutte le periferie reali ed esistenziali, come usa chiaramente dire il Papa Francesco, hanno come legame indissolubile il nome di Gesù e, quindi, tutto è benedizione”. Per il cardinale Filoni, “oggi è fondamentale essere credibili, ma non per la molteplicità delle parole, ma per la testimonianza della vita avuta in Cristo; per questo condividere la propria esperienza è aprire il solco nella vita altrui affinché Dio vi metta il seme della fede e della grazia”. è quello che ha fatto, ad esempio, la beata Nazaria, madre Maria Ignazia di Gesù, che sentì la chiamata all’apostolato missionario: “Il 14 ottobre prossimo Papa Francesco canonizzerà questa donna straordinaria – ha proseguito il porporato -, quale autentica missionaria dei nostri tempi e mi pare bello che questo Congresso avvenga alla vigilia della sua canonizzazione”. L’inviato del Papa ha poi concluso: “Oggi celebriamo l’inaugurazione di questo importante evento ecclesiale americano, perché, dopo Maracaibo, ci permette di fare il punto sul nostro impegno missionario e ci permette di prendere nuovo slancio, rinnovato nell’ardore e nella passione per Cristo. Amare questa terra americana significa farle il dono di Gesù benedetto. Io credo che ciò costituisca la vera benedizione, la stessa promessa ad Abramo, rinnovata e consacrata da Gesù. Una benedizione di cui siamo portatori per il bene che vogliamo a questa gente: ai suoi poveri, ai disoccupati, agli emarginati, in particolare, e a quanti hanno fame e sete di giustizia”. Alla fine della messa è stata inaugurata, a fianco della cattedrale di Santa Cruz, una statua del cardinale boliviano Julio Terrazas, che fu arcivescovo di Santa Cruz, morto tre anni fa.