Ambiente

Sinodo Amazzonia: documento preparatorio, “foresta minacciata dai grandi interessi economici”. Popoli indigeni “i più colpiti”. La piaga del narcotraffico

“Oggi la ricchezza della foresta e dei fiumi amazzonici si trova minacciata dai grandi interessi economici che si concentrano in diversi punti del territorio”. È il grido d’allarme contenuto nel documento preparatorio del Sinodo dei vescovi per l’assemblea speciale per la Regione Panamazzonica, diffuso oggi per “ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia” e immaginare “il futuro di tutto il pianeta”, partendo da un territorio che è “uno specchio di tutta l’umanità”. “Tali interessi – la denuncia del testo – provocano, fra le altre cose, l’intensificazione della devastazione indiscriminata della foresta, la contaminazione di fiumi, laghi e affluenti per l’uso incontrollato di prodotti agrotossici, spargimento di petrolio, attività mineraria legale e illegale, dispersione dei derivati della produzione di droghe”. Senza contare il narcotraffico, che “mette a repentaglio la sopravvivenza dei popoli che dipendono delle risorse animali e vegetali di questi territori”. Le città dell’Amazzonia, l’analisi del documento, “sono cresciute molto rapidamente, accogliendo molti migranti e profughi costretti a fuggire dalle loro terre e sospinti verso le periferie dei grandi centri urbani che si protendono in direzione della foresta. In maggioranza sono popoli indigeni, popoli delle rive dei fiumi e popoli di origine africana, espulsi dall’industria mineraria legale e illegale e da quella dell’estrazione petrolifera, accerchiati progressivamente dall’espansione delle attività di disboscamento. Costoro sono i più colpiti dai conflitti agrari e socio-ambientali. Anche le città si caratterizzano per le disuguaglianze sociali. La povertà che si è prodotta lungo la storia ha ingenerato rapporti di sottomissione, di violenza politica e istituzionale, aumento del consumo di alcool e di droghe – sia nelle città che nelle comunità rurali – e rappresenta una ferita profonda inferta ai diversi popoli amazzonici”.