Terrrosimo

Repubblica Centrafricana: “dobbiamo continuare la messa”, le ultime parole di p. Albert Toungoumalé-Baba ucciso nell’attentato a Bangui

“Moses, dobbiamo continuare la messa”. Sono state queste le ultime parole di p. Albert Toungoumalé-Baba, il sacerdote ucciso il 1º maggio insieme ad altre 29 persone, nell’attentato contro la parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Bangui. A raccontare – in un’intervista al Sir – il dramma di quegli interminabili minuti è il parroco, p. Moses Otii Alir. “Quella mattina c’erano oltre duemila persone. Dal momento che la chiesa, per quanto grande, non riesce ad accoglierle tutte, molte di loro hanno trovato posto nel piazzale antistante, dove, all’ombra degli alberi, abbiamo sistemato delle panche. 19 i sacerdoti alla celebrazione eucaristica organizzata per l’occasione dal gruppo San Giuseppe. Canti, preghiere e la liturgia della Parola: tutto è proseguito senza problemi. Fino all’offertorio, quando ho iniziato a sentire qualche sparo, ma mi sembrava qualcosa di molto lontano. Purtroppo a Bangui abbiamo fatto l’abitudine al rumore degli spari. Mai e poi mai ci saremmo aspettati il massacro che di lì a poco si è consumato davanti ai nostri occhi”. Oggi la situazione continua ad essere molto tesa. Le messe sono presidiate da un cordone di militari armati. “Nonostante la paura, la gente ha una grande fede e continua a venire in chiesa – racconta p. Moses -. Ogni domenica a messa partecipano tra 2.000 e 2.500 persone. All’indomani dell’attentato ho incontrato i fedeli e insieme abbiamo deciso di continuare le attività. Domenica 3 giugno 400 ragazzi, tra i 12 e 14 anni, hanno ricevuto i sacramenti del Battesimo e della Prima comunione. A Pentecoste ci sono state le Cresime di 103 ragazzi. Tra di loro anche un 19enne che è rimasto ferito ad una gamba durante l’attentato del 1. maggio”.