Consulta antiusura: Fiasco, le tipologie di indebitamento e la stima di un’ipotesi di intervento

Per una famiglia si può parlare di sovraindebitamento irreversibile quando né i redditi da lavoro, né le rendite, né le somme ottenibili alienando quote limitate di beni di famiglia (mobili e immobili), consentono di conseguire un pareggio del bilancio familiare in un tempo gestibile. Lo ha spiegato il sociologo Maurizio Fiasco nella ricerca presentata al convegno della Consulta nazionale antiusura.
In questa condizione cronica e patologica si possono delineare tre profili: sovraindebitamento “attivo” (vale a dire provocato da scelte autonome e non obbligate); sovraindebitamento “passivo” (quando si è obbligati a ricorrere ad un prestito “di sussistenza”); sovraindebitamento “differito” (un mix tra il primo e il secondo, poiché l’equilibrio attuale sarà inevitabilmente compromesso in futuro). Quest’ultima tipologia, in crescita, si sviluppa quando l’equilibrio economico familiare e soprattutto gli impegni di spesa non sono adeguatamente supportati dai redditi da lavoro (anche per la difficoltà dei giovani a trovare un’occupazione o in seguito a separazioni e divorzi) e presuppongono il sostegno del reddito degli anziani pensionati.
Per fronteggiare l’intero sistema dei “fallimenti” economici familiari, Fiasco stima che occorrerebbe un intervento dello Stato pari a circa 14 miliardi di euro. Non erogati a fondo perduto, ma dati in garanzia di percorsi di rientro dal debito. Se a fronte di un progetto di presa in carico, di accompagnamento e di servizi di welfare finalizzati (impiego, salute, previdenza, maternità e infanzia) gli insuccessi si attestassero al 20 per cento della somma a garanzia, si tratterebbe per lo Stato di una “perdita” teorica al massimo di 2,5 – 2,7 miliardi di euro.

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