“È bello riscoprire la grandezza del matrimonio che – prima di tutto – è vocazione, è risorsa, è ricchezza per la Chiesa e anche per la società civile dando vita alla famiglia, la cellula originaria”. Lo ha detto il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, nell’omelia della messa che ha celebrato stasera nel santuario di Sotto il Monte, in occasione della peregrinatio dell’urna con il corpo di san Giovanni XXIII nella diocesi di Bergamo. “Col matrimonio non si è più due ‘io’ posti l’uno di fronte all’altro o l’uno a lato dell’altro, due ‘io’ che, ogni tanto, si incontrano – ha aggiunto -; piuttosto, si è chiamati a costruire un soggetto nuovo che – rispettando le differenti personalità e valorizzandone la reciprocità – costruisce un ‘noi’ condiviso, da promuovere ogni giorno”. Attraverso questo “cammino”, “l’uomo e la donna, in modo libero, si appartengono in modo nuovo – ha evidenziato il patriarca -. E così i due ‘io’ sono uniti uno all’altro e, nello stesso tempo, s’impegnano per giungere alla pienezza del loro essere personale”.