
Si intitola “La violenza istituzionale genera più insicurezza nei nostri quartieri”. E’ la lettera scritta dai “curas villeros” argentini, i sacerdoti delle “villas de emergencia”, le zone più povere di Buenos Aires e della sua provincia, per denunciare gli eccessi delle forze dell’ordine nelle “villas” e nei quartieri più poveri. Il documento è firmato, in primo luogo, dal vescovo ausiliare di Buenos Aires, mons. Gustavo Carrara, vicario episcopale per la pastorale delle “villas”, e da mons. Jorge García Cuerva, vescovo ausiliare di Lomas de Zamora. E sottoscritto da numerosi sacerdoti, religiosi e religiose. Dopo aver denunciato per anni l’assenza dello Stato in molti “villas” e quartieri svantaggiati, i sacerdoti fanno notare nella lettera che oggi, in molti casi, la presenza delle forze di sicurezza “è insufficiente” e in altri invece “inefficiente e disordinata”. Inoltre, il concetto di sicurezza è “ampio” e, secondo i firmatari, “non riguarda solo i danni alle persone e i reati contro oggetti personali e la proprietà privata”. Per esempio, “è insicurezza non poter frequentare la scuola, non essere in grado di accedere a un’adeguata assistenza sanitaria, non avere opportunità di lavoro”. Il documento ricorda che “dietro ogni bambino o ragazzo che vive per la strada di solito c’è una madre o un padre disoccupato”. In questo senso, “spetta allo Stato garantire la sicurezza in tutti gli aspetti”, riconoscendo “ciò che spetta alla società civile in generale”.
I “curas villeros” affermano di riferirsi a “casi specifici di violenza istituzionale, alcuni doverosamente denunciati, e altri che purtroppo non emergono”. Di fronte a questa situazione, avvertono, “non è d’aiuto una certa opinione pubblica che misura con lo stesso metro quello che viene compiuto da un ragazzo o un giovane colpito dall’esclusione sociale e il comportamento di un lavoratore delle forze dell’ordine, che rappresenta lo Stato. Ci sono casi di molta violenza e repressione nei nostri quartieri”. Certo, “riteniamo positivo che le forze dell’ordine siano presenti nei nostri quartieri, ma crediamo che si debbano correggere gli errori, non con toppe provvisorie, ma in profondità. Ci dev’essere un cambiamento rispetto agli atteggiamenti e ai gesti aggressivi, sia a livello fisico che verbale”.