Società

Usa: vescovi, approvato aggiornamento del documento sull’impegno politico da integrare con i suggerimenti pastorali di Papa Francesco

(da New York) La responsabilità politica dei cattolici è stato uno dei temi più dibattuti all’assemblea dei vescovi statunitensi che è cominciata il 13 giugno a Fort Lauderdale in Florida ed è tuttora in corso. In un’ora e mezzo di dibattito i pastori della Chiesa americana si sono interrogati sull’attualità del documento “Forming Consciences for Faithful Citizenship” (“Formare le coscienze per una cittadinanza fedele”), la guida alla partecipazione democratica dei cattolici statunitensi. Il documento soggetto a revisione ogni quattro anni in vista delle elezioni presidenziali è risultato agli occhi di molti vescovi datato, lungo, non di facile consultazione e non rispondente all’attuale situazione degli Stati Uniti. L’era Trump irrompe nei lavori della Conferenza episcopale e, pur non nominandolo apertamente, i temi della sua amministrazione sono al centro del dibattito collegiale: l’uscita dal protocollo di Parigi sul cambiamento climatico, la cancellazione dell’accordo sul nucleare iraniano, la legislazione sul controllo delle armi e sull’immigrazione richiedono una risposta non contemplata in “Forming Consciences” e invece fortemente richiesta dai fedeli e soprattutto dai giovani.
“Occorre riflettere sui segni dei tempi”, ha insistito il vescovo di San Diego, Robert McElroy, esaminando il momento storico vissuto dal Paese. “Assistiamo al più grande attacco ai diritti degli immigrati degli ultimi 50 anni. Viviamo in una nazione con divisioni razziali, geografiche e regionali in cui le persone di colore si sentono vittime di pregiudizi e violenze da parte delle istituzioni e molti bianchi, uomini e donne della classe lavoratrice si sentono spossessati, viviamo in un’epoca in cui i ragazzi hanno paura di andare a scuola perché potrebbero essere uccisi – ha continuato monsignor McElroy -. Viviamo in un’epoca in cui non siamo riusciti a far comprendere ai ‘millennials’ che la strumentalizzazione della vita umana dal concepimento alla fine naturale, è inaccettabile e le leggi non dovrebbero toccarla. E in tutto questo le nostre istituzioni giuridiche e politiche sono distorte e atrofizzate. Abbiamo l’obbligo di rispondere a queste domande e di farlo come un corpo, un collegio di vescovi. Il documento sulla responsabilità politica dei cattolici è muto sul Daca; è muto su Charlottesville; è muto su Parkland: i segni del passato non possono essere la nostra risposta al momento in cui viviamo”.
Al vescovo di san Diego si è unito il cardinale di Newark, Joseph Tobin, che ha suggerito di mettere in atto un nuovo e rapido processo decisionale all’interno della Conferenza episcopale per “rispondere in maniera puntuale, accurata e pensata a quanto si vive nel dibattito pubblico. È trascorso un anno e mezzo dalle elezioni e diciamo di non aver avuto abbastanza tempo per rivedere il documento, forse dobbiamo mettere in discussione il nostro modo di fare le cose, forse possiamo migliorarlo”. Ormai “abbiamo consolidato la reputazione di impiegare troppo tempo per affrontare i problemi che affliggono il Paese e stiamo correndo il rischio di apparire disinteressati o che non prestiamo abbastanza attenzione”, ha dichiarato sulla stessa scia John Michael Botean, capo dell’Eparchia cattolico-rumena di San Giorgio a Canton, in Ohio.
“Anche se i nostri insegnamenti non cambiano, il contesto cambia e la priorità delle questioni cambia, soprattutto dopo le ultime elezioni”, ha ribadito il vescovo John Stowe di Lexington, in Kentucky, che ha chiesto di tener conto di quanto i temi scartati dall’amministrazione siano invece tra i principali interessi dei giovani. Il cardinale di Chicago, Blase Cupich, ha espresso l’idea di riscrivere completamente il documento sull’impegno politico per integrarlo con i nuovi insegnamenti di Papa Francesco su cambiamento climatico, povertà e immigrazione, “insegnamenti che sono linee guida per i vescovi”. Cupich ha insistito che la nuova stesura offra anche un modello che superi la polarizzazione del dibattito pubblico e mostri come si possano tenere discorsi ufficiali anche su questioni che sono motivo di disaccordo. “Ciò significherà anche per noi sostenere delle cause, trovarci su diverse posizioni e mostrare, nello stesso tempo, al nostro popolo e alla nostra nazione come questo dibattito possa avvenire senza rompere le relazioni o relegarci ad un unico punto di vista. Dobbiamo offrire un modello di dialogo”.
A conclusione della plenaria i vescovi con 144 favorevoli e 41 contrari si sono espressi per un aggiornamento del documento sull’impegno politico che andrà integrato anche con i nuovi suggerimenti pastorali di Papa Francesco. Il gruppo di lavoro sulla revisione, guidato dall’arcivescovo di Los Angeles, Jose Gomez, vicepresidente della Conferenza episcopale, preparerà una breve lettera su “Forming Consciences” e un video di presentazione più accattivante che dovrebbe ispirare i fedeli cattolici alla preghiera e all’azione concreta nell’agorà politica. Appuntamento alla sessione di novembre per la presentazione ufficiale.