A 50 anni dal '68

Giovani: convegno Azione Cattolica, le testimonianze di chi è impegnato nel sociale

C’è Domenico Iovane, che da Nola per tre anni è stato in Albania per aiutare i giovani in una situazione di povertà. E anche Rifat Aripen, portavoce dell’associazione Giovani musulmani d’Italia, che organizza momenti di riflessioni nel Paese sui temi di attualità. E poi, ancora, Eleonora De Leo, presidente nazionale della Gioventù operaia cristiana, impegnata ad aiutare i coetanei a vivere la fede nella vita di ogni giorno. Storie e testimonianze presentate oggi pomeriggio, a Roma, al convegno del Settore giovani di Azione Cattolica sul loro impegno a 50 anni dal ’68. Nel periodo estivo un gruppo di ragazzi dell’Azione cattolica di Nola è impegnato in Albania, a Scutari, per farsi formatore di altri giovani. “È un’esperienza che ci dà la possibilità di vivere la nostra umanità in prima persona – ha spiegato Iovane –. Quando si arriva lì, ognuno dona tutto quello che ha. La lingua è incomprensibile ma si trova unità nella fede. Si vive la profondità dei piccoli gesti. Con queste esperienze di servizio la nostra fede è portata a crescere”. Rifat Aripen, nato in Bangladesh e trasferitosi in Italia, invece, ha presentato la differenza fra la prima e la seconda generazione di musulmani in Italia, osservandone le divergenze. “Le moschee erano frequentate in un primo tempo da gruppi di musulmani in base alla nazione di origine. Adesso vogliamo dare una rappresentazione unica. Come associazione dibattiamo sui temi dell’attualità con altri giovani”. Aripen indica un “problema comune” con i ragazzi italiani, cioè “la difficoltà ad approcciarsi con i giovani che sono disinteressati”. “Crediamo in società multiculturale e multireligiosa – ha affermato – perché la diversità arricchisce la società”. Presentando le storie di una ragazza “neet” e di un giovane apicoltore, De Leo ha affermato che “il mondo del lavoro non dà dignità ai giovani”, vittime di un “isolamento non avendo spazio di protagonismo”. L’invito agli adulti è quello a “impegnarsi nella formazione” affinché “i giovani lavoratori e non maturino un senso di responsabilità”. Secondo il vicepresidente nazionale del Settore giovani di Ac, Michele Tridente, “oggi la Chiesa e il mondo hanno bisogno di giovani che sappiano e vogliano essere protagonisti. È necessario quindi cominciare a partecipare adesso alla semina del futuro”.