Lettera

Vescovi siciliani: “tutti i mafiosi sono peccatori, quelli con la pistola e quelli tra i colletti bianchi”

“Tutti i mafiosi sono peccatori: quelli con la pistola e quelli che si mimetizzano tra i cosiddetti colletti bianchi, quelli più o meno noti e quelli che si nascondono nell’ombra”. Sono parole forti quelle contenute nella Lettera dei vescovi di Sicilia intitolata “Convertitevi!”, a 25 anni dall’appello di San Giovanni Paolo II ai mafiosi nella Valle dei Templi, ad Agrigento, che oggi viene ricordato con una solenne cerimonia nello stesso luogo. All’epoca Giovanni Paolo II gridò a braccio ai mafiosi “Convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio”. Oggi tutta la Conferenza episcopale siciliana rinnova quell’appello in una lunga e approfondita lettera, che prende in esame diversi aspetti della mafia, anche in rapporto alla fede e alla pietà popolare. “Peccato è l’omertà di chi col proprio silenzio finisce per coprirne i misfatti, così facendosene – consapevolmente o meno – complice – chiariscono i vescovi siciliani – . Peccato ancor più grave è la mentalità mafiosa, anche quando si esprime nei gesti quotidiani di prevaricazione e in una inestinguibile sete di vendetta. Peccato gravissimo è l’azione mafiosa, sia quando viene personalmente eseguita sia quando viene comandata e delegata a terzi”. Allo stesso modo le organizzazioni mafiose sono “strutture di peccato”, perché “con i loro intrighi e i loro traffici si rivoltano contro la volontà divina” e producono “la morte fisica, che le azioni mafiose causano dolorosamente tra gli esseri umani” e “la morte radicale, che rimarrà – nel momento supremo del giudizio di Dio – inconciliabile con la vita eterna”. La mafia, precisano i vescovi, “si configura non solo come un gravissimo reato, ma anche come un disastroso deficit culturale e, di conseguenza, come un clamoroso tradimento della storia siciliana. Più precisamente, come un’anemia spirituale. E, per questo motivo, anche come un’incrinatura fatale nella virtù religiosa, che finisce così per risultare depotenziata e travisata”.