Comunicazioni sociali

Fake news: Ceretti (Unibz e Pul), “ruolo pedagogico del giornalista custode dell’umanità mediale”

Sono tre le dimensioni proposte oggi da Filippo Ceretti, docente di media education, teorie e sociologia dei media e della comunicazione all’Università di Bolzano e alla Pontificia Università Lateranense di Roma, ai giornalisti che hanno partecipato a Trento al corso “La verità vi farà liberi”. “C’è la dimensione comunicativa – spiega – in cui l’informazione viene intesa come strumento di potere. Ancora oggi si guarda al giornalista come a colui che ha in mano il potere di controllare la verità. Questo implica, da un punto di vista ideologico, il fatto che, in ragione dell’avvento dei social media dove tutti divengono comunicatori, si plaude al trionfo della libertà di parola contro il potere. Questo però non garantisce la verità delle informazioni”. C’è poi la dimensione etica. “La crisi del sistema informativo istituzionale è frutto di una profonda crisi di fiducia – chiarisce Ceretti – ossia mi fido, ad esempio, di più di quello che afferma mio cugino, anche se è falso, per il solo fatto che lo conosco. È la logica del fidarsi più del verificare. In questa prospettiva non è una questione di quello che dico, ma di quello che sono”. C’è infine una terza dimensione, quella pedagogica. “Papa Francesco, nel messaggio per la 52ª Giornata delle comunicazioni sociali, guarda al giornalista come a un educatore, chiamato a portare la verità come testimonianza – chiarisce Ceretti -. Non si tratta solo di verificare le notizie, ma di saper valutare le intenzioni comunicative e di avere un ruolo di orientamento nei confronti degli spett-attori o dei lett-attori. Un ruolo di custodia non solo nei confronti della notizia, ma anche dell’umanità mediale”.