
“Per vivere questo Sinodo è necessario avere voglia di cammini più che di poltrone sicure; serve il coraggio di riaprire il cuore più che di fare i conti per l’utilizzo delle energie”. Lo scrive don Tony Drazza, assistente nazionale del Settore giovani di Azione Cattolica, in una riflessione in preparazione al Sinodo dei vescovi pubblicata sul sito web de “L’Avvenire di Calabria”, settimanale dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova. Per il sacerdote, “in questo tempo di preparazione occorre dare senso a quel ‘vattene’ che Dio stesso rivolge ad Abramo. C’è bisogno dunque di dare voce al cuore, di rimetterlo al centro della nostra vita e dei nostri cammini”. Don Drazza incentra la sua riflessione su tre elementi: la lettera, un viaggio e la meta. “La lettera – rivela – mi sembra come l’incarto del regalo. Spesso lo si strappa perché, logicamente, è il regalo che ci interessa ma l’incartamento dice la cura, l’attenzione, la bellezza che è stata usata”. “In questa lettera – prosegue – ci viene proposto un viaggio”. “Non nei luoghi sognati per le vacanze, quelli descritti dalle pubblicità. Ci viene proposto un viaggio molto più intimo e particolare – spiega – che ha bisogno di preparazione ma non di soldi; di tempo ma non di chilometri; di riscoperte affascianti e non solo di curiosità. Questo viaggio ha a che fare con il viaggio di Abramo che il Papa indica come prototipo di ogni cammino”. Infine, “come ogni viaggio c’è bisogno di una meta che sia chiara e raggiungibile; che abbia la bellezza e l’importanza perché ciascuno possa decidersi per il cammino”. “Non è un viaggio nel vuoto. Non si parte ‘all’avventura’; non si programma il viaggio della vita senza sapere dove andare. Questo viaggio – assicura – ha una meta bella, alta, profonda, che darà senso al tutto il nostro impegno”.