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Russia: mons. Pezzi (Mosca), “Fëdor Haas vedeva il volto di Cristo nei più poveri ed emarginati”

È ancora necessario che Roma riconosca la santità del dottor Fëdor Haas (1780-1853) e “continueremo a pregare per questo; tuttavia, siamo giunti alla conclusione che egli è per noi veramente un santo”. Così ha detto l’arcivescovo di Mosca, mons. Paolo Pezzi, celebrando domenica 6 maggio nella cattedrale russa la conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione di quest’uomo, già da tempo noto come il “santo medico di Mosca”. I tratti della santità del medico hanno avuto i connotati di chi ha vissuto “nel desiderio di Dio”, con umiltà, “affrettandosi a fare del bene”, come diceva Haas stesso, vale a dire usando “le circostanze, le condizioni” in cui ha vissuto per fare del bene ai fratelli, ha spiegato mons. Pezzi. Egli era stato “contagiato da un amore indicibile” e vedeva il volto di Cristo “nei più poveri e nei più emarginati”. I documenti e le prove raccolte nella fase diocesana del processo, iniziata il 9 gennaio 2016, “saranno ora sottoposti all’esame della Congregazione per le cause dei santi e poi presentate per la decisione finale al Papa”. A trasferire i documenti sarà il gesuita Germani Marani, postulatore del processo avviato con la raccolta di materiali e prove nel 1995; dal 1998 al 2011 si è lavorato nell’arcidiocesi di Colonia, dove si trova Bad Münstereifel, città natale di Haas. Nel corso della celebrazione a Mosca, don Germano Marani ha ringraziato “cattolici e ortodossi, che hanno lavorato con molta calma, ma in modo molto efficace”.

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