Papa Francesco a Loppiano: 6mila persone ad accoglierlo nella cittadella dei Focolari. Anche 12 monaci buddisti e “il grido” della Siria

Seimila persone sono attese giovedì 10 maggio a Loppiano per la visita di Papa Francesco alla cittadella del Movimento dei Focolari. A dare il benvenuto al Santo Padre ci saranno anche 12 monaci buddisti della Thailandia, segno di una città che vive oggi nell’eredità del carisma dell’unità di Chiara Lubich. Il Papa arriverà alle 10, dopo aver visitato nella prima parte della mattinata la comunità di Nomadelfia. Atterrerà con l’elicottero in uno spiazzo adiacente al “salone San Benedetto” e raggiungerà con una macchina elettrica scoperta il “Santuario Maria Theotokos”. Il Papa – così raccontano al Sir a Loppiano – ha chiesto di passare il più possibile vicino alla folla per avere la possibilità di salutare e stare con la gente. Francesco entrerà quindi nella chiesa e, dopo aver posato un mazzo di fiori alla Madonna, rimarrà in raccoglimento e in preghiera per qualche minuto. Il Papa poi uscirà sul palco, che è stato costruito sul sagrato del santuario: a questo punto sono previsti un discorso di benvenuto di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, e un saluto iniziale del Santo Padre. Al Papa saranno presentate le varie realtà di Loppiano e ci sarà un momento di dialogo, con domande e risposte, tra lui e gli abitanti della cittadella. Ci sarà anche Violet, della Siria, che canterà una canzone. Violet e suo marito Issa, medico ginecologo, insieme ai loro 4 figli, erano venuti a Loppiano cinque anni fa per partecipare alla “Scuola Loreto”, una esperienza di 10 mesi rivolta alle famiglie. Ma dopo quell’anno, la guerra in Siria è diventata violenta, minacciosa. La loro città è stata occupata. Hanno provato a tornare a casa. Ma una bomba esplosa a 200 metri da loro, li ha pietrificati. Hanno capito che l’unica soluzione possibile era rimanere a Loppiano. Sono rimasti così, sospesi, migranti, in esilio, per cinque anni. La canzone che Violet canterà al Papa è “il grido del mio popolo”. “Ho paura per i miei figli – si legge nel testo della canzone –, per la mia terra, per la mia gente. Hanno rubato dai nostri cuori l’amore. La nostra vita è diventata migrazione, è diventata dura. Dove andiamo ora? Fin dove arriveremo? L’occhio non dorme. Ma neanche il cuore”.

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