Brasile: campagna per la liberazione di padre José Amaro, arrestato da 40 giorni. Padre Bossi (comboniano), “aggressione che viene da lontano”

Padre José Amaro

Prosegue in Brasile la campagna per la liberazione di padre José Amaro Lopes (#PadreAmaroLivre), agli arresti dallo scorso 27 marzo, membro dell’équipe pastorale della prelatura di Xingu (Stato del Pará, nel cuore dell’Amazzonia) e dell’équipe della Commissione pastorale della terra (Cpt). Proprio da quest’ultimo organismo arriva la più recente mobilitazione, con una raccolta di firme in rete e l’avvio di una campagna nazionale.
Padre Amaro ha operato a fianco della missionaria suor Dorothy Mae Stang, assassinata nel 2005 per la sua azione a favore dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile. Padre Amaro è stato arrestato dalla Polizia di Amapu, in seguito all’emissione di un ordine d’arresto della magistratura della stessa città, con l’accusa di “essere a capo di un’associazione criminale”.
Spiega dal Brasile al Sir padre Dario Bossi, missionario comboniano che opera al confine tra gli stati del Maranhão e Pará e uno dei principali animatori della Repam (Rete ecclesiale panamazzonica): “La vicenda di padre Amaro va contestualizzata nella struttura sistematica di aggressione alle terre dell’Amazzonia. È come se ci fossero due progetti in conflitto, un tema che dovrà essere assunto anche dal Sinodo speciale per l’Amazzonia. Il primo progetto è quello basato sullo sviluppo sostenibile, lanciato ad esempio da suor Dorothy per famiglie di piccoli produttori e agricoltori, il progetto Floresta em pé, ‘Foresta in piedi’. Qui la prospettiva è quella della convivenza delle piccole attività economiche con la foresta. L’altro progetto è quello del latifondo, dell’allevamento bovino estensivo, dei grandi progetti di estrazione mineraria, di infrastrutture, centrali elettriche… Questa prospettiva finisce per espellere le persone dai loro territori. In questo conflitto c’è una lunga storia di aggressione, minaccia, criminalizzazione, che viene da lontano, non riguarda solo padre Amaro, ma lui fa parte di questa catena”.
Prosegue il missionario: “La denuncia contro padre Amaro è stata preparata da tempo e montata strategicamente contro di lui, tra l’altro toccando la sfera morale, che non ha nulla a che vedere con le questioni per cui è accusato e che ora è stata esclusa dal processo giuridico. È una denuncia che parte dall’alleanza sempre più esplicita tra il potere economico, quello giudiziario e di polizia”.
Questa, attualmente, la situazione: “La richiesta urgente di habeas corpus perché possa rispondere in libertà al processo è stata negata. Il processo continua nel tribunale dello Stato del Pará, dovrà essere comunque valutata la richiesta di habeas corpus e poi si vedranno gli sviluppi. Nel frattempo il movimento di appoggio nazionale e internazionale si rafforza. Ci sono stati momenti di preghiera lanciati dalla Repam, i vescovi di tutta l’Amazzonia brasiliana hanno scritto una lettera aperta dimostrando solidarietà e denunciando la criminalizzazione del religioso. Cresce anche la campagna internazionale. L’Osservatorio internazionale dei diritti umani ha scritto una lettera al governo del Brasile. Da ultimo, il caso sarà presentato anche al relatore del Brasile nella Corte interamericana dei diritti umani. Lo scenario tuttavia, lascia immaginare che la soluzione di questa vicenda non sarà breve e non sarà facile”.

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