
“Siate associazione ma non solo per socializzare, quanto per vivere dall’interno l’università”. Lo ha detto questa mattina al congresso Fuci, in corso a Reggio Calabria, il sociologo Franco Garelli. “L’obiettivo in università è maturare competenze culturali e conoscitive perché si costruisca una nuova forma mentis, creando condizioni per una capacità critica. Queste sono le competenze di base che aprono gli spazi alle competenze professionali e quindi agli sbocchi lavorativi”. Garelli si è soffermato sulle statistiche che vedono la maggior parte dei giovani “impegnati, nella loro esperienza di vita, in percorsi legati a sacerdoti o esperienze ecclesiali”. Evidenziando come molti però nel tempo si allontanino dalla “pratica”, il sociologo ha auspicato “un nuovo impegno della Fuci”. Da qui la proposta: “Come frutto del Sinodo, perché non sono i giovani a scrivere un catechismo per i giovani, magari assistiti dai teologi?”. E ancora: “Perché non nascono scuole di teologia per giovani?”. Garelli si è soffermato anche sul “fenomeno della fuga dei cervelli”, che avviene “perché all’estero apprezzano la forma mentis data dalle nostre università, che sono superiori a quelle straniere per il quadro di cultura generale che offrono”. Per questo ha chiesto di “essere voce contro corrente all’interno delle università. Questa è la vocazione Fuci”. Dopo il dibattito mattutino, nel pomeriggio i giovani fucini inizieranno i lavori nei gruppi sulle tracce congressuali.