“Assad ha tutto l’interesse di prendere seriamente in considerazione il piano di pace dell’Onu”. Staffan de Mistura, 71 anni, diplomatico di lungo corso, è l’inviato speciale dell’Onu per la Siria. In una intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, che la pubblica nel numero oggi in edicola, spiega come e perché dopo 7 anni di sanguinosa guerra civile, 400mila morti e un milione mezzo di feriti, il travagliato Paese mediorientale potrebbe voltare pagina. Il Governo di Damasco, dice, “sa che Russia e Iran, i suoi angeli custodi, non vogliono rimanere in eterno sul terreno né possono fornire gli oltre 254 miliardi di dollari necessari ad avviare la ricostruzione del Paese. Quei fondi li possono mettere solo l’Unione europea e la Banca mondiale, insieme agli Usa”. Che fare, allora? “Sarebbe utile che accettasse un processo di powersharing, ovvero accettasse di scrivere una nuova Costituzione che, archiviato il potere assoluto, porti alla condivisione di responsabilità e poteri. Entro 18-24 mesi si dovrebbero quindi indire elezioni democratiche, con la supervisione dell’Onu coinvolgendo la maggioranza sunnita, le varie minoranze che fanno parte del mosaico siriano, tutelando infine gli alawiti che hanno espresso Assad padre e Assad figlio. Solo così le sofferenze della gente avranno termine e non rischieremo un allargamento del conflitto, a cominciare da un potenziale duro confronto tra Israele e l’Iran”.