“A favore degli abitanti di Aleppo negli ultimi quindici mesi abbiamo trasferito come Caritas Polska attraverso le Chiese che operano in Siria oltre 7 milioni di euro. Tutti i soldi destinati alla Siria provengono dalle offerte delle famiglie e delle parrocchie”. Così don Marcin Izycki, direttore della Caritas polacca, racconta in un’intervista al Sir “Famiglia a famiglia”, il programma che “prevede che una famiglia o una parrocchia in Polonia adotti per almeno 6 mesi una famiglia siriana”. Ieri, il pulmino della Caritas Polska ha fatto tappa in Vaticano per ricevere la speciale benedizione di Papa Francesco: è l’inizio di un’avventura che nel 100° anniversario dell’indipendenza della Polonia, dopo aver attraversato un centinaio fra villaggi e città polacche, si concluderà a fine agosto allo stadio di Varsavia con un grande raduno del volontariato. Caritas Polska non solo “accompagna centinaia di migliaia di polacchi lungo tutta la loro vita attraverso le opere di misericordia” ma lavora “in molte parti del mondo”: “Abbiamo appena terminato la costruzione di una mensa in Venezuela, aiutiamo diversi Paesi dell’Africa dove operano i nostri missionari, e siamo pronti ad agire nei casi di catastrofi naturali”, spiega don Izycki. Nel corso dell’incontro in Vaticano è stato presentato a Papa Francesco il progetto per portare attraverso tutta la Polonia l’effigie della Madonna di Aleppo, affinché i fedeli, pregando davanti all’immagine della Madre di Dio, aiutino la martoriata Siria “dove – dice il sacerdote – la guerra non sarebbe mai dovuta iniziare, e invece dura più di tanti altri conflitti”. Oltre all’acquisto di derrate alimentari, combustibile per riscaldare le case d’inverno, capi di abbigliamento, i contributi inviati in Siria sono serviti per attivare “il programma dei sussidi alle piccole imprese come panifici, botteghe di calzolai o negozi di ottica”. Inoltre, Caritas Polska ha “aperto un piccolo corridoio umanitario” anche se i profughi dalla Siria “spesso non vogliono stabilirsi in Polonia e preferiscono andare in altri Paesi”. Tra le decine di persone attualmente ospitate, anche due giovani poco più che ventenni che hanno trovato lavoro nell’ufficio di don Izycki e che ieri a Roma “hanno parlato con il Papa raccontandogli la loro vita”.