
“Il tempo delle promesse irrealizzabili è finito. Il tempo delle attese non è eterno e sta per finire. È questo il tempo della responsabilità e delle risposte. Lo comprendano bene anche i politici”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, intervenuto a Reggio Calabria al 67° Congresso nazionale Fuci dedicato al tema “Rigenerazione. Universitari confusi, connessi, innovativi”. Rivolgendosi ai prossimi amministratori, il card. Bassetti li ha invitati: “Siate coraggiosi, siate iniziatori di una politica che non si basi sulla polemica sociale e sull’identificazione di avversari da combattere ma di una umanità da valorizzare”.
Per questo ha previsto, per il futuro, “un nuovo impegno sociale diverso dal presente e dal passato”. “Per costruire il futuro – ha detto il porporato – sarà fondamentale un rinnovato impegno educativo, educare e formare una nuova classe dirigente onesta e responsabile che investa sulle giovani generazioni”. Ai giovani fucini, invece, ha chiesto di “essere in prima fila in questa grande sfida per il rinnovamento nella Chiesa e nella società per costruire un mondo migliore per tutti e soprattutto per rigenerarsi e per rigenerarci. Fate sentire vostra voce con coraggio e libertà”. A tal proposito, il cardinale ha richiamato “le vicende storiche della Fuci, che rimandano a un passato in cui i giovani universitari hanno svolto un ruolo da protagonisti della storia italiana”. Citando Aldo Moro, Vittorio Bachelet e Giovanni Battista Montini, il card. Bassetti ha evidenziato come “quella fu una classe dirigente che per qualità umane e visioni politiche è stata tra le migliori dell’Italia unita, un modello per virtù, passione e capacità di spirito di servizio che ci interroga profondamente sullo stato di salute del Paese che assiste con preoccupazione allo stallo politico in cui è caduto”. “Ci interroga sulla consapevolezza delle priorità del nostro Paese per il bene comune – ha detto il porporato – che ha ricordato come “lavoro, famiglia e giovani sono le priorità che come vescovi abbiamo delineato da molto tempo”. Il presidente della Cei ha evidenziato che “quello che ci sta più a cuore è il presente e il futuro dell’Italia che, sebbene caratterizzata da una lieve crescita economica, ha ancora una cultura della paura e una paralisi fa perdere la speranza”. Da qui l’esortazione: “abbattiamo ogni muro di indifferenza per costruire ponti di dialogo e ricuciamo il tessuto sociale. Quelle priorità irrinunciabili non possono più aspettare. Siamo chiamati ad assumerci delle responsabilità”.