
“Sono fondamentali la memoria e il rendere normale il fatto che nessuno sia lasciato solo. Noi stiamo costruendo la normalità di una comunità che si stringe intorno ai suoi protagonisti più esposti perché la questione della libertà di stampa, e quindi dei temi che qualcuno vorrebbe non trattati, ci riguarda tutti: nessuno può sentirsi escluso”. Lo dice al Sir, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, raggiunto telefonicamente a Venezia, dove ha partecipato alla manifestazione per l’11ª Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. “Non basta la solidarietà sporadica – chiarisce Verna -, dobbiamo dare continuità alla nostra azione, attraverso manifestazioni di memoria nazionale come quella di oggi, ma anche attraverso la costituzione di parte civile quando un collega viene aggredito o minacciato. Questa è una consapevolezza che abbiamo metabolizzato ed è una ricchezza di questa comunità che vuole che non prevalga l’oscurità. I colleghi del Washington Post hanno come sottotitolo della loro testata ‘Democracy Dies in Darkness’, ossia ‘La democrazia muore nell’oscurità’. Noi dobbiamo ‘lumeggiare’ soprattutto quelle situazioni nelle quali ci sono state delle minacce quando qualcuno è andato a raccontare”. Per il presidente dell’Odg, dunque, “la solidarietà non si manifesta solo a parole, ma con i fatti, tornando su quei luoghi e raccontando quelle storie”.
In Italia “la libertà di stampa subisce aggressioni, ma oggi ne siamo maggiormente consapevoli perché c’è una forma di reazione. Da un lato, il fenomeno preoccupa; dall’altro, l’emersione di questi episodi denota la propensione a denunciare. I colleghi sono consapevoli che facendo conoscere certe situazioni scatta una macchina di solidarietà complessiva che ha avuto anche dallo Stato una risposta: il Centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti, messo in piedi dal Viminale, è molto importante”. Verna ricorda poi anche un altro filone di impegno: “Dobbiamo tutelare i giornalisti che non sono minacciati solo fisicamente, ma anche dalle querele ‘bavaglio’, che costituiscono una pesante minaccia morale, rispetto alla quale lo Stato finora non ha dato risposte”. Il presidente dell’Odg auspica, perciò, che “quanto prima sia data una risposta anche alle querele temerarie e infondate, appena il nuovo Parlamento inizierà a funzionare”. Tra le ipotesi avanzate, “una penalizzazione di chi ha intrapreso una lite temeraria nel momento in cui risulta evidente la volontà di comprimere il diritto del cittadino di sapere, che è il rovescio passivo dell’articolo 21 della Costituzione. Infatti, non c’è solo il tentativo di precludere il diritto a chi esprime liberamente il proprio pensiero, ma anche di impedire il recapito di quel pacco di conoscenza che noi, come postini, andiamo a recapitare al cittadino”.