Libertà di stampa: Padula (Copercom), “occorre riconfigurare e ristabilire ruolo e funzione strategica del giornalista”

“Occorre riconfigurare e ristabilire ruolo e funzione strategica del giornalista in una contemporaneità complessa dove sembrano emergere e predominare logiche di conflitto, paradigmi del caos, fake news e disinformazione online che ritorna prepotentemente in agenda. La figura del giornalista ha perduto peso specifico ed è minata dall’odierna turbolenza sociale, politica, istituzionale, culturale. Diventa pertanto fondamentale riposizionarne ruolo e professione ai primi posti della scala gerarchica sociale”. Ne è convinto Massimiliano Padula, presidente del Copercom, Coordinamento delle associazioni per la comunicazione  che conta 29 realtà aderenti, interpellato dal Sir in occasione dell’odierna Giornata mondiale per la libertà di stampa. Per Padula occorre però anche una presa di coscienza dello stesso comunicatore “che deve autorideterminarsi in un contesto completamente rimodulato per scongiurare due rischi”. Da un lato “il passaggio da uno status di esclusività, di unico detentore nelle proprie mani del racconto del mondo, ad uno di esclusione. Se il giornalista non è capace di prendere coscienza della necessità di una rimodulazione sociale in un contesto in cui le logiche del web e del digitale lo mettono a repentaglio dal punto di vista professionale, corre il rischio di passare da esclusivo ad escluso”. Ma Padula mette in guardia anche da un altro rischio: “Il passaggio dallo status di opinion maker e opinion leader a quello di opinion slave. E qui penso alle bolle informative e alle ecochambers, camere virtuali in cui entrano solo informazioni in linea con le nostre scelte”.
Il presidente del Copercom richiama inoltre le minacce e i pericoli cui sono sottoposti i giornalisti anche in Italia: 19 quelli costretti a vivere sotto scorta. “Se da un lato fa parte del nostro mestiere, che non è solo professione istituzionalizzata ma anche missione, vocazione del raccontare indipendentemente da intimidazioni e logiche di conflitto, dall’altro ritengo che a livello politico e istituzionale si dovrebbe investire su una maggiore protezione della professione, sia in termini di precariato, sia di sicurezza personale degli operatori”. Tuttavia, conclude, “è essenziale partire da una riconfigurazione-ristrutturazione dell’universo giornalistico; questo potrà portare ad una maggiore protezione, riconoscimento, legittimità della professione a tutti i livelli”.

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