La giornata dedicata alla stampa, voluta dall’Onu “mantiene un grande valore simbolico perché costringe tutti a riflettere su una libertà sempre a rischio, ancora oggi negata a milioni di persone”. Lo ha dichiarato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Giuseppe Giulietti, in un’intervista all’Ufficio europeo di informazione delle Nazioni Unite a Bruxelles (Unric), pubblicata sul sito della Fnsi. Dopo aver citato alcuni Paesi dove tale libertà è fortemente minacciata, come Turchia, Egitto, Siria, Yemen, Sudan, Giulietti ha osservato: “Purtroppo sono sempre di meno i Paesi che possono essere considerati immuni da questo rischio. Basti pensare agli attacchi del presidente Trump ai media americani o alle ripetute minacce, non solo verbali, rivolte ai giornalisti russi. Regimi mafiosi e corrotti non possono sopportare le luci dell’informazione che impediscono il malaffare: il Messico è uno degli esempi più tragici”.
Anche in Italia “oggi sono 19 i cronisti costretti a vivere sotto scorta per le minacce ricevute da mafia, camorra, gruppi di estremismo politico. Chi indaga e scrive sugli appalti truccati, sulle discariche abusive, sulle alleanze tra pezzi dello Stato e le mafie, si ritrova nel mirino, e non solo in senso simbolico”. Malgrado ciò, “ci sono magistrati, poliziotti, carabinieri, amministratori, giornalisti, sacerdoti che non soltanto non hanno ceduto ma hanno reagito difendendo la legalità e la libertà d’informazione. Il ministero degli Interni, caso unico in Europa, ha istituito un osservatorio per valutare ogni singola minaccia contro i giornalisti e ha predisposto un piano di prevenzione e di repressione del fenomeno”. Per Giulietti, “servirebbe un’azione legislativa volta a inasprire le pene contro chi ‘molesta’ il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini a essere informati nel modo più completo. Sarebbe auspicabile che un’analoga iniziativa fosse assunta anche nella sede Onu”.
Ma quali sono i pericoli all’orizzonte? “Da molte parti – ha risposto il presidente della Fnsi – si sta teorizzando la ‘democrazia illiberale’, quella praticata dal presidente ungherese Orban. Si punta a una società senza corpi intermedi, senza opposizioni, senza mediatori, senza cronisti capaci di fare inchieste e domande scomode. Gli stessi processi elettorali rischiano di essere condizionati da una rete sempre più controllata da centri ‘invisibili’, nelle mani di coloro che orientano l’economia e la finanza. Questi processi sono già in atto e purtroppo non c’è ancora un’adeguata consapevolezza da parte dei governi, dei parlamenti, dalle stesse associazioni dei giornalisti. La giornata Onu del 3 maggio può servire a creare un legame tra quanti credono nella libertà dell’informazione e nel diritto della comunità a essere informata”.