“La confusione si annida nel cuore: è l’andirivieni dei diversi spiriti. La verità o la menzogna, in astratto, non sono oggetto di discernimento. Invece lo è la confusione”. Lo scrive nel 1987 l’allora padre Jorge Mario Bergoglio nella prefazione a una raccolta di 8 lettere di due prepositi generali della Compagnia di Gesù: “Las cartas de la tribulacion”, testo tradotto in italiano e pubblicato nel numero de “La Civiltà Cattolica” in uscita sabato 5 maggio. Le lettere, spiega Bergoglio, “sono un trattato di discernimento in epoca di confusione e di tribolazione. Più che argomentare su idee, esse ricordano la dottrina e – per suo mezzo – conducono i gesuiti a farsi carico della loro vocazione”. Secondo il futuro Pontefice, “davanti alla gravità di quei tempi, all’ambiguità delle situazioni che si erano create, il gesuita doveva discernere, doveva ricomporsi nella sua appartenenza”. Di qui il monito: “doveva ‘cercare per trovare’ la Volontà di Dio, e non ‘cercare per avere’ una via d’uscita che lo lasciasse tranquillo. Il segno di aver fatto un buon discernimento l’avrebbe avuto dalla pace (dono di Dio), e non dall’apparente tranquillità di un equilibrio umano”. In concreto: “non era di Dio difendere la verità a costo della carità, né la carità a costo della verità, né l’equilibrio a costo di entrambe”. “Per evitare di trasformarsi in un verace distruttore o in un caritatevole bugiardo o in un perplesso paralizzato – la conclusione di Bergoglio -, il gesuita doveva discernere”.