Guerra in Siria: card. Parolin, “no a soluzione militare, la pace non sarebbe automatica”

“Noi abbiamo sempre ripetuto che non c’è possibilità di una soluzione militare. Però una soluzione fa fatica a decollare. Il regime si è convinto di poter vincere militarmente, soprattutto dopo l’intervento dei russi, che hanno aiutato Assad a riconquistare molte parti del territorio del Paese. Questo ha indebolito il negoziato di Ginevra”. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervistato dal vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, nella cattedrale di Chioggia, in apertura di un ciclo di incontri organizzato dal “Fondaco”, parlando della guerra in Siria. L’intervista è pubblicata sull’ultimo numero del settimanale diocesano di Chioggia, “Nuova Scintilla”. “Credo che – lo abbiamo detto tante volte ai protagonisti – se si dovesse anche vincere la guerra militarmente, la pace non sarà automatica, perché rimarranno tanti odi, tante contrapposizioni, tante divisioni nel Paese”, ha aggiunto il porporato. Sul recente attacco missilistico, il segretario di Stato vaticano ha ribadito che “è una vicenda tragica e intricata”. “C’è un livello locale, il contrasto tra il regime del presidente Assad e l’opposizione. C’è uno scontro regionale, soprattutto tra musulmani sciiti e sunniti. E poi ci sono le grandi potenze che sono intervenute a loro volta, in un primo momento coalizzate contro l’Isis, contro il fondamentalismo islamico che aveva occupato pezzi di quel territorio. Poi dopo la cosiddetta sconfitta dell’Isis – sul territorio è sconfitto anche se non credo che lo sia ideologicamente – le potenze si sono divise tra di loro e hanno cominciato a contrastarsi”. È così che, ha sottolineato il cardinale, “siamo stati testimoni di uno spregio totale dei diritti umani, con migliaia e migliaia di civili coinvolti nella guerra, usati come ostaggi o scudi umani”. “È la distruzione totale del diritto umanitario. E anche del diritto di guerra, perché anche in guerra non tutto è permesso”.

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