“Ognuno, secondo le proprie responsabilità e competenze possa guidare il popolo che gli è affidato, proteggendolo dagli innumerevoli lupi rapaci. Che ciascuno di voi, l’intera città e la comunità cristiana, alla scuola di san Giovenale possa sperimentare la concordia e la gioia, riservata a coloro che si sforzano di diventare santi, discepoli di Gesù”. E’ l’invito rivolto da mons. Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni Narni Amelia, in onore del solenne pontificale presieduto nella cattedrale di Narni in onore del patrono san Giovenale. Rievocando l’offerta dei ceri e della simbolica liberazione del prigioniero, il vescovo Piemontese ha ricordato i prigionieri e gli schiavi di tutto il mondo e “i prigionieri di vizi e abitudini malsane e distruttive”, “dell’egoismo, dell’orgoglio, del potere”, di “ricchezze scandalose e di beni non condivisi o male usati”. L’invito a pensare “ai tanti imprigionati senza colpa, trattati senza rispetto della dignità umana, per motivi politici, di razza, di religione” e “ai tanti immigrati e ai richiedenti asilo che fuggono da condizioni di vita disumane e verso i quali, cittadini laici e cristiani, nutriamo sempre più frequentemente, un senso di fastidio e di repulsione”. “Ricordiamoci di san Giovenale, giunto ad evangelizzare le nostre genti dopo un percorso avventuroso dall’Africa”, il monito del presule, che ha concluso: “Adoperiamoci per rendere più liberi uomini e donne dei nostri giorni”. Un gesto simbolico che, grazie all’opera della parrocchia di Narni, ha un seguito reale a Kananga nella Repubblica democratica del Congo, dove sono stati liberati 5 prigionieri ingiustamente detenuti.