Alfie Evans: mons. Tessarollo (Chioggia), “le istituzioni inglesi si sono sostituite alla famiglia, hanno privilegiato princìpi di cattiva morte”

“Nel dibattito circa il cosa fare, il come procedere, la ricerca di cosa altro tentare i genitori sono stati esautorati in nome di una cosiddetta ‘ragionevolezza e competenza’ che emetteva un giudizio ‘finale’ sulle possibilità di vita di Alfie e sul valore della sua stessa vita in quelle condizioni. I genitori invece guardavano il loro Alfie da altre prospettive”. Lo scrive il vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, nel settimanale diocesano “Nuova Scintilla”, a proposito della vicenda di Alfie Evans, il bimbo affetto da una rara malattia neurodegenerativa, morto il 28 aprile scorso, in seguito alla cessazione delle cure vitali. “Ha impressionato il fatto che lo Stato, attraverso le sue istituzioni (giudici) e servizi (ospedale), abbia preteso sostituirsi ai genitori di Alfie sulle decisioni ‘finali’ da prendere nei riguardi del bambino stesso, a prescindere dagli esiti che si potevano intravvedere”. Il vescovo cita il filosofo Pascal, che, nel sottolineare il conflitto che talvolta nasce tra “ragione” e “cuore”, metteva in campo “cuore, istinto, principi che possono entrare in conflittualità nell’uomo”. “Credo che sia emerso che non si sono rispettati tutti questi elementi che avrebbero dovuto concorre nel determinare il che cosa fare, il come procedere e il rispetto dei diritti e doveri di ciascuno – sottolinea il presule -. Le istituzioni (ospedale e giudici) hanno inteso rappresentare la ragione e i princìpi, determinando loro il cosa fare, il come e il quando, sostituendosi alla famiglia”. Dietro ad ogni scelta addotta come “ragionevole”, sostiene mons. Tessarollo, ci stanno dei “princìpi”. “Ed è su questi ‘diversi’ princìpi che è nato il contrasto con la famiglia e i suoi molti sostenitori”. “Si sono privilegiati i princìpi di ‘eutanasia’, in questo caso forse non tanto di ‘buona morte’ ma di ‘cattiva morte’, visto il prolungarsi della vita di Alfie nonostante le privazioni cui è stato sottoposto”.

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