Alfie Evans: mons. Sanguineti (Pavia), “chi siamo noi per stabilire quando una vita è degna o no di essere vissuta?”

“Ora è il tempo delle lacrime e della preghiera, è il tempo delle domande inquietanti”. Lo scrive mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, nell’editoriale del settimanale diocesano “il Ticino”, dedicato alla vicenda di Alfie Evans, il bimbo affetto da una rara malattia neurodegenerativa, morto il 28 aprile scorso, in seguito alla cessazione delle cure vitali. “L’esserci di Alfie, il suo continuare a vivere e a respirare, nonostante la sicura previsione medica che sarebbe morto in poco tempo, apre domande ancora più grandi e radicali”, sostiene il presule che elenca gli interrogativi: “Chi siamo noi per pretendere di definire le condizioni della vita, per stabilire quando è degna o non è degna di essere vissuta? Che cosa rende grande e utile l’esistenza di ogni essere umano? Dove stanno il valore e la consistenza della vita? In quello che facciamo, o nel semplice fatto di esserci, di essere misteriosamente voluti e amati dal Mistero che ci dona di vivere, istante per istante? Non rischiamo di prendere una china pericolosa e disumana se, invece di porre al centro la sacralità di ogni vita, scegliamo, come criterio discriminante, la sua ‘qualità’, rappresentata spesso con criteri di efficienza, di attività, di possibile godimento e secondo nostre immagini di felicità?”. Il vescovo punta il dito contro “le scelte operate in questa vicenda drammatica, le ombre che circondano una certa pratica medica e giuridica nella civile Inghilterra, il silenzio delle autorità religiose e politiche di questo Paese, a cominciare dalla casa regale regnante. La regina d’Inghilterra è formalmente capo della Chiesa anglicana, tutta presa e assorbita dalla nascita del terzogenito della principessa Kate”. Mons. Sanguineti individua anche alcuni motivi di gratitudine. “Grazie, carissimo Alfie, piccolo e grande testimone del mistero nascosto in ogni vita: grazie per il dono della tua fragile umanità, che ci ricorda la nostra umana fragilità, grazie perché hai mostrato l’accadere dell’imprevisto e con il tuo tenace respiro hai gridato che la vita è sempre più grande delle nostre previsioni, piene di arrogante sicurezza, e della nostra scienza”. Un “grazie” anche ai suoi genitori, Thomas e Kate, per “l’appassionata difesa del vostro piccolo, per la semplicità con cui avete contrastato la menzogna di una visione meschina e triste dell’uomo, per la testimonianza di fede in Dio”. Entrambi “distanti dal mondo finto e patinato dei potenti e dei VIP”. Infine, il ricordo dell’abbraccio “magnanimo e accogliente” di Papa Francesco, che, “inutilmente ha alzato la voce perché nessuno pretendesse di essere signore della vita e della morte, al posto di Dio”.

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