“Quello che sta accadendo oggi con l’intelligenza artificiale (IA) è paragonabile a quello che è accaduto anni fa con la diffusione dell’elettricità”, premette Daniele Magazzeni, Director of Autonomous Systems Lab, King’s College London, nel suo intervento al convegno “Homo Cyborg. Il futuro dell’uomo, tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo” in corso a Roma per iniziativa di Scienza & Vita. Da un lato, spiega, l’IA “sta permettendo di fare cose impensabili prima e sta potenziando le possibilità di ogni persona di interagire con la realtà (si pensi alla facilità di comunicare di oggi rispetto a vent’anni fa, o alla rapidità con cui è possibile accedere a informazioni di ogni tipo)”; dall’altro “è ormai presente ovunque e, come con l’elettricità, la usiamo continuamente e spesso senza rendercene conto”. “È quasi invisibile – spiega Magazzeni –, ma ogni volta che usiamo uno smartphone, entriamo in metropolitana o in macchina e usiamo il navigatore, come ogni volta che usiamo le email o i social network, di fatto stiamo utilizzando l’IA”. Tutti ne parlano ma, secondo l’esperto, la percezione che molti ne hanno è spesso lontana dalla realtà. Certamente “chiede molto in termini di responsabilità” ma la domanda è: “Riuscirà l’intelligenza artificiale ad imitare il cervello dell’uomo? No, perché con IA non si instaura un rapporto di fiducia, non sarà mai capace di intuizione, sarà solo esecutrice di ‘comandi’ dati dall’uomo”. “Mi sono meravigliato – conclude – che tutti si siano sconvolti dello scandalo di Cambridge Analytica, non è da oggi che i dati vengono utilizzati per diversi fini. Il prezzo da pagare è che si è perso il senso critico verso i dati e non ci si interroga più sulla loro autorevolezza”.