“Consapevoli della nostra insufficienza dinanzi al mistero, siamo invitati a sentirci non padroni ma servitori del Regno di Dio, compagni di cammino, anche se con la missione di pastori, nei confronti di tante persone e realtà che il Padre ha messo nelle nostre mani”. Lo ha detto il presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, card. Gualtiero Bassetti, nell’omelia della messa celebrata con i vescovi presenti all’Assemblea generale, questa mattina, nella basilica di San Pietro. “Non è facile essere pastori secondo tali coordinate – ha aggiunto il porporato –, perché ci si espone facilmente alle critiche provenienti anche dalle persone più vicine talvolta”. Consapevole che “molti cristiani amerebbero che fosse evitato ogni pericoloso rischio di comprometterci con la realtà di oggi”, il card. Bassetti ha citato don Primo Mazzolari, quando diceva: “Io ho bisogno di tanta misericordia che la prendo a bracciate per me e chiunque”. “Una misericordia a bracciate indica una spiritualità sicura per il nostro tempo”, ha sottolineato il presidente della Cei, ricordando ai vescovi presenti le parole pronunciate da Papa Francesco, che “ci ha esortati ad affidarci alla preghiera e ad apprendere l’arte del discernimento”. Il cardinale ha ricordato anche che “al centro della missione di Gesù non sta la preoccupazione di costituire un manipolo circoscritto di fedelissimi, ma la passione per il campo immenso che è l’umanità e per l’avvento del Regno”. “Tutti possono contribuire, anche coloro che sono al di fuori dei confini del gruppo”. Una riflessione che ha spinto l’arcivescovo a pronunciare un messaggio preciso: “Alla luce del momento difficile che stiamo vivendo, non è difficile anche per noi arrivare a negare la possibilità della verità e del bene in chi si trovi, per qualsiasi motivo, al di là del perimetro da noi individuato”. Ma “il Regno di Dio è molto più ampio”. “È un comportamento umanissimo e persino comprensibile, dettato dalla paura dell’altro e dalla convinzione di dover fronteggiare i problemi con le proprie forze, ma questo ci porta a non riconoscere il bene presente anche nelle azioni di chi è diverso da noi”. Quindi, l’invito a riconoscere “percorsi anche apparentemente non definiti ma non per questo privi di verità e di bene”.