
(da New York) Otto vescovi americani, le cui diocesi confinano con il Messico, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui contestano l’annuncio del presidente Trump di inviare da due a quattromila soldati della Guardia nazionale alla frontiera tra i due Paesi. “Questa non è una zona di guerra – scrivono i vescovi – ma qui vivono comunità pacifiche, rispettose della legge e generose nel rispondere alle sofferenze umane”. I prelati riconoscono il diritto delle nazioni di controllare e rendere sicuri i loro territori, ma chiedono con forza che chi fugge dai propri Paesi per violenza e persecuzione trovi negli Stati Uniti un rifugio sicuro. “Cercare una vita pacifica per se stessi e per la propria famiglia, non è un crimine – continuano i vescovi -. La nostra fede ci chiama a rispondere con compassione e solidarietà a quanti soffrono”. La nota conclude chiedendo una collaborazione stabile tra governi locali, federali e nazionali e che la presenza della Guardia Nazionale sia misurata e non condizionante la vita della comunità. Infine, i vescovi prendono posizione contro la retorica divisiva che promuove “la de-umanizzazione del migrante, come se tutti fossero una minaccia o dei criminali. Urge che i cattolici e le persone di buona volontà superino questa retorica e ricordino che i migranti sono una popolazione vulnerabile, nostri vicini, nostri fratelli e sorelle in Cristo”.
Il documento è stato firmato da ciascuno dei vescovi, le cui diocesi appartengono all’Arizona, al Texas, al New Messico. Tra loro l’arcivescovo di San Antonio, Gustavo Garcia-Siller, che in un tweet ha definito la mossa di Trump “un’azione insensata e una disgrazia per l’amministrazione, che accresce la percezione che tutti siano nemici e reca un messaggio molto chiaro: non ci importa di nessun altro. Questo non è lo spirito americano”. La Commissione diocesana sull’immigrazione di El Paso ha criticato la decisione di Trump, affermando che il piano è “moralmente irresponsabile e pericolosamente inefficace”. Quest’azione, ha continuato il vescovo Mark Seitz, anch’egli tra i sottoscrittori, è “un attacco doloroso contro i migranti, la nostra accogliente cultura di confine e i nostri valori condivisi come americani. È tempo che Trump smetta di giocare sulle paure infondate della gente”. Mons. Seitz ha voluto ribadire che soprattutto i migranti dall’Honduras non stanno “invadendo”, ma “fuggendo” da una nazione con i più alti tassi d’omicidio della zona. La Conferenza episcopale messicana ha replicato all’azione di Trump twittando: “È molto pericoloso per il nostro popolo messicano e latinoamericano avere un confine semi-militarizzato”, poiché i “migranti potrebbero essere giustiziati solo cercando di attraversare il confine”. Nonostante membri del Congresso abbiano criticato il piano di Trump, definendolo una mossa politica e uno spreco di risorse militari, i governatori repubblicani di Texas, Arizona e New Messico lo hanno al contrario sostenuto e incoraggiato.