
“Nell’iniziativa voluta dal Santo Padre non c’è solo l’aspetto religioso ed ecumenico, ma anche politico, nel senso più alto del termine. Quello di luglio non sarà un incontro ad intra tra le Chiese cristiane, ma sarà una giornata con al centro lo scenario doloroso della religione mediorientale, dove ci sono guerre e martiri cristiani. Due aspetti che si tengono insieme: politico e religioso”. Così mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, in un’intervista al Sir sulla visita che Papa Francesco compirà a Bari il 7 luglio. “Quella ecumenica – aggiunge – è una vocazione che ha radici ben solide a Bari. Non dimentichiamo che, nel 1987, si tenne qui la Commissione mista cattolico-ortodossa e che, fin dal 1969, Bari è stata la prima realtà dove si è aperta una cappella ortodossa in una cripta cattolica, quella di San Nicola appunto. La vocazione ecumenica di Bari, nel nome di San Nicola, è consolidata. Credo che questo abbia determinato la scelta del Santo Padre”. Per mons. Cacucci, “l’ecumenismo di popolo è un elemento centrale: se ci si limita solo al lavoro delle Commissioni teologiche – ha ripetuto più volte Kirill -, non si farà molta strada. Credo che l’impegno del Papa per questa giornata di riflessione e preghiera vada in questa direzione: coinvolgere i popoli in una realtà, quella mediorientale, che rischia invece di essere gestita solo dai poteri politici”. “È l’ecumenismo del sangue, di cui il Papa parla spesso”, conclude il vescovo: “È l’ecumenismo martiriale. Nulla avvicina di più i cristiani se non l’attenzione verso i propri fratelli e le proprie sorelle che sono vittime di persecuzioni.