
La Conferenza episcopale del Venezuela prende oggi posizione sulle elezioni presidenziali previste il 20 maggio, nonostante il Paese sia al collasso e non ci siano garanzie di rispetto delle regole democratiche. La richiesta dei vescovi è di posticiparle a fine anno. “Pensare alle elezioni ora non ha alcun senso e non risolve i problemi del Venezuela”, commenta al Sir padre Pedro Pablo Aguilar, direttore del Dipartimento dei mezzi di comunicazione della Conferenza episcopale del Venezuela (Cev). Perché “la situazione peggiora di giorno in giorno, ci sono troppi problemi nel Paese: le famiglie emigrano, i bambini o gli anziani rimasti soli, non si trovano medicine, non c’è cibo”. Perciò i vescovi rivolgono un appello al governo “perché ascolti il popolo che vive questa situazione difficile”. “Non sappiamo se il governo ci ascolta – precisa padre Aguilar -. Però dobbiamo parlare sempre, e alzare la voce per denunciare le cose che non vanno e tutte le ingiustizie. In questo momento non ci sono le garanzie perché le elezioni siano veramente democratiche, perché il Consiglio nazionale elettorale è organo parziale a favore del governo, e questo non va bene”. Posticipando le elezioni, spiega il portavoce della Conferenza episcopale venezuelana, si avrebbe il tempo di permettere “ai candidati alla presidenza, che in questo momento non possono partecipare, di presentarsi” e di “risolvere la crisi umanitaria data dalla mancanza di cibo, medicine, energia elettrica”, e l’iperinflazione che “aumenta ogni due giorni”. “Abbiamo bisogno di una nazione libera, democratica, che possa riporre fiducia in ciascuna delle istituzioni. Perciò i vescovi chiedono al governo venezuelano di posticiparle verso la fine dell’anno”.