
Divide l’opinione pubblica in Perù la decisione di far uscire dal carcere dei componenti del gruppo terroristico marxista Sendero Luminoso e, in particolare, di concedere gli arresti domiciliare a Osmán Morote, uno dei leader del gruppo che, a partire dal 1980, avviò un conflitto destinato a causare quasi 70mila vittime in vent’anni. Lo stesso presidente Martín Vizcarra ha espresso il suo disaccordo.
Sulla vicenda è intervenuta sabato con un comunicato la presidenza della Conferenza episcopale peruviana (Cep): “Il dolore e la condanna che ha lasciato la violenza terroristica in Perù sono ancora molto forti, come si può verificare con il rifiuto e l’indignazione della popolazione rispetto al cambiamento dello status giuridico di alcuni membri della dirigenza Sendero Luminoso in processi giudiziari che li riguardano”, scrivono i vescovi.
A partire da questa premessa, la Cep precisa, in primo luogo, che “è obbligo dello Stato garantire al popolo peruviano in modo integrale la vita, il bene comune e la pace sociale. Di questa responsabilità, nessun potere dello Stato può essere escluso”, in quanto il mancato rispetto dell’integrità della legge lascerebbe la popolazione indifesa”.
In secondo luogo, secondo i vescovi peruviani, “non possiamo negare che il nostro Paese è rimasto gravemente ferito dalle azioni di violenza e terrorismo che hanno distrutto vite, famiglie, intere comunità”. Le ferite causate da quei fatti non sono ancora state sanate. Certo, “il diritto a una giustizia proporzionale al danno causato è fondamentale, ma lo è anche il rispetto per la legge, senza il quale cadiamo nella logica che il più forte impone sempre la sua volontà. Ma ci chiediamo: queste persone che hanno seguito la strada sbagliata, hanno chiesto scusa per questo? Hanno mostrato pentimento sincero?”.
La nota prosegue sottolineando che “lo Stato di diritto in cui viviamo, forse imperfetto e criticabile, deve essere difeso dall’intera società. Condanniamo i tentativi di alcuni gruppi che continuano a promuovere ideologie che giustificano o promuovono il terrorismo e i suoi metodi”. Proseguono i vescovi peruviani: “Dobbiamo chiederci: lo Stato ha adempiuto al suo ruolo di garantire per il nostro popolo in modo integrale la vita, il bene comune e la costruzione di una società che guarda al futuro con pace e giustizia?”.