Papa ad Alessano: don Tonino Bello “non stava con le mani in mano”, “agiva localmente per seminare pace globalmente”

“Don Tonino ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero”. È il ritratto di don Tonino bello, tracciato dal Papa nel suo paese natale, Alessano, prima tappa del suo viaggio in Salento. “Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé”, ha proseguito Francesco: “Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità”. “Non stava con le mani in mano”, ha fatto notare il Papa: “Agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia”. “Se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra”, il monito di Francesco, secondo il quale “la pace si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione”. È quello che diceva, “speranzoso”, don Tonino: “Dall’officina, come un giorno dalla bottega di Nazareth, uscirà il verbo di pace che instraderà l’umanità, assetata di giustizia, per nuovi destini”.

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