Nobel per la pace: Reiss-Andersen (Comitato assegnazione) al Sir, “non c’è nulla che dica che non lo si possa conferire a un Papa”

foto SIR/Marco Calvarese

“All’interno del Comitato di assegnazione non c’è nulla che dica che non si possa conferire il Nobel ad un Pontefice. Per ciò che riguarda le deliberazioni e le nostre idee riguardo ai diversi Papi queste restano al nostro interno, secretate, così come se ci sono stati dei Papi candidati o se sono stati presi in considerazione come tali”. Lo ha detto al Sir la presidente del Comitato per l’assegnazione del Nobel, Berit Reiss-Andersen, parlando a margine della conferenza tenuta questa mattina a Roma, presso l’Accademia dei Lincei, in cui ha ripercorso i 116 anni della storia del Nobel per la pace. “Mi hanno detto, ma non so se è vero, che i Papi, secondo la legge della Chiesa, non possono ricevere simili premi perché il premio del Papa risiede in un altro luogo”, ha aggiunto Reiss-Andersen, rispondendo alla domanda “perché nella storia del Nobel per la pace mai nessun Pontefice è stato insignito di tale onorificenza, nemmeno Giovanni Paolo II il cui impegno per la pace è stato enorme”.
“Noi diamo il Premio ma non cambiamo il mondo”, ha proseguito la presidente che ha ribadito che, nonostante tutto, “lo spirito del Premio è sempre lo stesso”. “Ci sono nuove sfide da affrontare, probabilmente abbiamo davanti nuove crisi e conflitti ma – ha dichiarato sempre al Sir – non credo che il nostro riconoscimento possa prevenire, impedire altri conflitti. Penso, tuttavia, che i pensieri e le aspirazioni che stanno dietro al Nobel per la pace possano portare alla pace quando un conflitto raggiunge uno stadio per cui è necessario prendere una strada diversa”. Allargando lo sguardo alla storia ultracentenaria del premio la presidente del Comitato ha ricordato che “all’inizio il Nobel era centrato sull’Europa e sulle Istituzioni europee. La vera globalizzazione del premio è avvenuta dopo la guerra quando è diventato meno etnocentrico. Oggi c’è un maggiore sistema di comunicazione, il mondo è più aperto rispetto al 1901. Bisogna comunque fare sempre meglio. Non assegniamo il Premio per migliorare le statistiche ma per riconoscere in tutto il mondo chi ha un merito grande per la costruzione della pace nel mondo”. “Per il futuro – è l’augurio di Reiss-Andersen – spero di vedere più donne ricevere il premio. Non per un sistema di quote, ma perché le donne stanno conquistando un ruolo maggiore nella società di oggi rispetto a 120 anni fa”.

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